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Oria ascolta, e aiuta anche con la tecnologia   versione testuale
21 aprile 2020

«L’emergenza sanitaria non è percepita in modo diffuso, qui in Puglia. Non ci sono grandi numeri, ci sono pochi malati (poche decine di casi, nella nostra diocesi), anche se non ci sono dati certi. Quella che sentiamo tanto, e in forme diverse che si presentano ogni giorno, è l’emergenza sociale». Don Alessandro Mayer è il direttore della Caritas diocesana di Oria (provincia di Brindisi) e delegato regionale Caritas per la Puglia. Il Coronavirus qui non ha generato grandi paure di carattere sanitario, ma ha prodotto nuove sacche di povertà, anche tra persone e famiglie che fino a poche settimane fa non mostravano segni di fragilità.
«Nel nostro territorio sono tantissimi i lavoratori che vengono pagati a giornata, o a settimana – spiega don Alessandro –. E tanti quelli che lavorano in nero. Numeri che non sono distanti da quelli dell’economia reale. Lavorano nelle campagne come braccianti, nelle strutture del turismo stagionale, negli alberghi, nei ristoranti con mansioni di basso profilo, come lavapiatti o addetti alle pulizie. Tutte queste persone, e le loro famiglie, che in molti casi vivevano grazie al loro reddito, oggi sono in grande difficoltà, sono senza lavoro e soprattutto sono senza tutele. Chi lavora in campagna non sa più cosa fare. Nessuno sa cosa ne sarà delle strutture turistiche. Il Coronavirus sta generando nuove forme di povertà. Questo ci fa guardare con preoccupazione al futuro».
Come sta rispondendo la Caritas diocesana a questa inedita emergenza? «La Caritas diocesana di Oria ha avviato in queste ultime settimane tante forme di collaborazione con molti enti pubblici che hanno chiesto di potersi avvalere di noi, dei nostri operatori, dei nostri volontari, per esempio nella preparazione e nella distribuzione dei pacchi viveri alle famiglie che ne hanno bisogno».
La Caritas diocesana di Oria ha istituito anche un centro di ascolto telefonico, che risponde senza sosta a tutte le ore del giorno. Qui è possibile parlare con gli operatori e i volontari, che anche al telefono mettono tutta la loro esperienza. «Si rivolgono a noi tante persone, tante famiglie. Ci chiedono una risposta ai tanti bisogni quotidiani, un sostegno alimentare, per il pagamento delle utenze, un aiuto per reperire medicinali e farmaci. Qualcuno, tra coloro che telefonano, e penso alle persone anziane, ha bisogno anche di supporto psicologico. Stiamo facendo questo lavoro di ascolto a distanza dall’insorgere dell’emergenza. Le richieste sono tantissime. E le famiglie che chiedono sono più del doppio di quelle che solitamente chiedevano. In tanti ci chiedono anche mascherine, liquidi disinfettanti, candeggina, alcol. Rispondiamo a tutti; quando la situazione è davvero grave, anche con sussidi di natura economica. Lo facciamo grazie alle donazioni, al sostegno dei tanti benefattori: garantiamo il sussidio alle famiglie che sono totalmente prive di forme di sostegno e che non ricevono neppure il reddito di cittadinanza».
 
Due tipi di paniere
Don Alessandro e i volontari Caritas gestiscono anche l’Emporio, come in tante altre parti del paese. Qui interviene l’innovazione tecnologica. La spesa, infatti, si può anche prenotare con un’app. All’Emporio hanno preparato due tipi di paniere, il primo con generi alimentari di prima necessità, il secondo contente, oltre agli alimenti, anche gli articoli per neonati e bambini.
La spesa all’Emporio funziona come in tutta Italia, con la tessera punti a scalare. Alle 130 famiglie che facevano la spesa ora se ne sono aggiunte molte altre. «La richiesta, e la volontà di gestire il servizio in sicurezza, ci ha spinti a programmare anche la consegna della spesa a domicilio con i nostri volontari e con quelli della Protezione civile. Abbiamo anche attivato un protocollo che ci consente di ottimizzare il lavoro di tutti». Perché non c’è limite, alla “fantasia” della carità.
 
Stefano Lampertico