Home Page » Attivita' » Progetti » Italia » Emergenza COVID-19 » L'impegno Caritas » Nei territori » Noto, i Cantieri dei ragazzi non hanno mai smesso di lavorare 
Noto, i Cantieri dei ragazzi non hanno mai smesso di lavorare   versione testuale
7 maggio 2020

C’è una antica usanza legata alla Pasqua, nel territorio siciliano di Modica e Noto, che negli ultimi decenni si era persa nella memoria dei vecchi. Quando le campane delle chiese annunciavano la Resurrezione di Gesù, i grandi prendevano in braccio i bambini e li lanciavano in aria, augurando a gran voce «Crisci ranni!», in dialetto «Cresci grande!».
I giovani operatori della Caritas diocesana di Noto hanno riportato in vita questo rito, insieme all’augurio e all’impegno a far “crescere grande”, crescere bene, i ragazzini e i bambini dei quartieri più a rischio di disagio sociale di Modica.
È qui che, alcuni anni fa, è nato il primo cantiere educativo – chiamato proprio Crisci Ranni –, uno spazio dove molte realtà (dal Comune che ha messo a disposizione un’area abbandonata, a Caritas che ci ha messo i fondi dell’8 per mille, fino alla rete di parrocchie, associazioni del territorio, cittadini impegnati che hanno sottoscritto un patto educativo, e con la collaborazione delle scuole) lavorano quotidianamente per dare opportunità ai bambini che, a casa, hanno difficoltà culturali, sociali, economiche.
«Nel periodo scolastico, normalmente, a Crisci Ranni seguiamo una trentina di ragazzi – spiega Fabio Sanvito, vicedirettore della Caritas di Noto –. Studiamo insieme, ma facciamo anche giochi e laboratori. Ci sono momenti in cui, semplicemente, si sta insieme».
Studiare, peraltro, non è solo fare i compiti, tiene a specificare Sanvito. I Cantieri intendono dare ai ragazzi coinvolti – la cui famiglia non è in grado di sostenerli nello studio – strumenti e metodo per capire la scuola, le sue materie e la realtà: «Non ci interessano solo i risultati, che sembrano essere l’unica cosa che conta in una scuola competitiva e selettiva: noi vogliamo dare strumenti che possano aiutare nella vita». 
Sanvito cita don Lorenzo Milani e don Pino Puglisi, come i maestri a cui guardare per far crescere i ragazzi di Modica. E di altri centri della diocesi. Dal primo cantiere nella città del cioccolato, infatti, si è generato un modello esteso negli anni in tutta la diocesi: 4 Cantieri operano a Modica, gli altri a Scicli, Pozzallo, Noto e Pachino, a cavallo tra la provincia di Ragusa e quella di Siracusa. Le ulteriori 8 esperienze raccolgono circa 80 ragazzi, guidati da una ventina tra educatori e volontari: «I Cantieri sono stati e sono, tra l’altro, una valida occasione per avvicinare al volontariato molti giovani: ci sono liceali e universitari, che poi continuano anche quando iniziano a lavorare».
 
Sgusciano fuori dalle reti
Con il lockdown, mentre quelli dell’edilizia si bloccavano in tutta Italia, e naturalmente anche in Sicilia, i Cantieri di Crisci Ranni sono stati i soli che hanno continuato a lavorare. A distanza, naturalmente. «L’inizio è stato confusionario. I nostri ragazzi hanno un equilibrio precario tra scuola, famiglia e servizi educativi, senza la scuola si sono trovati subito sballati – racconta Fabio –. Abbiamo rischiato di perdere i contatti molto in fretta, abbiamo dovuto riorganizzarci in poco tempo e rintracciarli con telefonate e whatsapp».
Nelle case dei ragazzini frequentatori dei centri mancano gli strumenti e la tecnologia per rimanere in contatto con la scuola; che fosse un problema grosso, è stato evidente da subito. Omar (nome è di fantasia) per esempio ha 4 fratelli, tutti con un programma scolastico da seguire, e solo 3 telefonini in casa per fare i compiti... «Alle famiglie dei nostri ragazzi mancano i computer, hanno piani tariffari per le connessioni con grossi limiti, che non permettono certo di seguire le lezioni a distanza. Inoltre le famiglie non sanno come usare le piattaforme digitali. È stata una lotta tenerli a galla», chiosa Sanvito.
Di fronte a questo panorama, in cui si mescolano disagio sociale e digital divide, la Caritas diocesana ha deciso di non starsene con le mani in mano. In suo aiuto è venuta la Fondazione Nando ed Elsa Peretti, che ha donato 75 tablet e altro materiale informatico (tastiere e cuffie, schede telefoniche), ma anche buoni spesa e per l’acquisto di medicinali. Così la ricerca da remoto è partita: «Ci sono voluti due mesi per ritrovarli tutti – ammette Sanvito –. E se consideriamo che questi ragazzi nelle rispettive classi sono già quelli più indietro, possiamo immaginare quanto “indietro” saranno al termine di questo periodo…».
Però arrendersi è un verbo che non appartiene all’identità e alla storia di Crisci Ranni. Oggi gli educatori riescono a sentire regolarmente e a seguire tutti (o quasi) i “loro” ragazzi, e anche qualcuno in più… «Ci sono arrivate richieste di aiuto sia dalle scuole, sia da qualche famiglia – conclude Sanvito –. Solo con qualcuno abbiamo perso il contatto. Sono ragazzi particolari, vivaci, che sgusciano fuori facilmente dalle reti. Hanno un atteggiamento di furbizia, ma in realtà quando sono cercati si sentono curati e degni di attenzione». Il virus impone distanze, un tablet prova ad accorciarle: la scommessa di Crisci Ranni è ancora vivissima.
 
Marta Zanella