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Bari aiuta a chiedere aiuto   versione testuale
29 maggio 2020

La carità non si è fermata. Si è fermato il paese, per lunghi giorni si è fermato l’orologio della speranza. Ma le azioni e i progetti di chi per missione si è scelto la cura del prossimo non si sono mai davvero bloccati. Così è stato anche nella diocesi di Bari-Bitonto, dove – traducendo in atto lo slogan “La carità non si ferma” – i servizi Caritas non hanno smesso di funzionare, nonostante l’emergenza sanitaria che il paese ha vissuto negli ultimi mesi. È proseguita l’accoglienza abitativa per padri separati, non si è fermata l’assistenza rivolta alle donne in difficoltà o vittime della tratta, come non hanno smesso di funzionare (anche se con modalità differenti) le mense e il dormitorio “Don Vito Diana”.
Quest’ultimo, abitualmente, offre ospitalità notturna a una quarantina di persone senza dimora, ma in questi ultimi mesi si è trasformato ed è rimasto operativo 24 ore su 24, «con non poca fatica e un notevole impegno da parte degli operatori», racconta don Vito Piccinonna, direttore della Caritas diocesana. Fatica, «perché non è facile far rimanere in una struttura e per un lungo periodo persone non abituate, nella quotidianità, a risiedere in luogo fisso, in una casa; per questo sono state pensate e messe in campo diverse iniziative, con l’intento di intrattenere e far socializzare gli ospiti tra loro».
Invece le 13 mense del coordinamento diocesano, che abitualmente fornivano circa 2 mila pasti a settimana, nell’ultimo periodo hanno visto aumentare le richieste in modo esponenziale, 50% in più nel solo mese di marzo, fino ad arrivare all’80% nel mese di aprile.
E poi ci sono i bisogni diffusi nel territorio. «D’accordo con l’arcivescovo – prosegue don Piccinonna – abbiamo pensato di supportare, con un primo aiuto di 900 euro, tutte le Caritas presenti nelle 126 parrocchie sparse nel territorio: sono loro il primo interlocutore cui si rivolgono le persone in difficoltà. Le Caritas parrocchiali non hanno mai cessato la loro attività, affrontando un enorme mole di lavoro. Numerosi sono stati i volontari che si sono prodigati al loro interno, anche se purtroppo molti over 65, per motivi precauzionali, hanno dovuto fermarsi. Anche le persone assistite sono aumentate; i nuovi beneficiari sono circa 7 mila, così il numero delle persone supportate in diocesi è salito a circa 21mila. Fortunatamente, in un momento così difficile non sono mancati gli aiuti e si è creata una collaborazione importante tra le Caritas, le parrocchie, gli enti comunali e le associazioni locali presenti nel territorio».
 
Difficoltà di ordine psicologico
Tra le iniziative avviate dalla Caritas pugliese per affrontare l’emergenza sanitaria, vi è il telefono “amico” attivato con la campagna #iorestoinascolto. È stato infatti messo a disposizione un numero telefonico della diocesi, al quale le persone possono rivolgersi in caso di necessità. Vi si sono rivolti in molti, con richieste di aiuto non solo economico, ma anche di carattere psicologico. Il servizio è stato attivo tutti i giorni, mattino e pomeriggio; le persone che chiamavano, a seconda dei bisogni, venivano indirizzate alle diverse strutture. Oltre che in diocesi il servizio è stato attivato anche in alcuni centri parrocchiali, e i risultati sono stati sorprendenti. 
«Una delle difficoltà che questa crisi ha fatto emergere – conclude don Piccinonna – ha proprio a che vedere con i problemi di ordine psicologico, soprattutto tra coloro che per la prima volta si sono ritrovati a dover chiedere aiuto. Per questo è importante anche aiutare le persone a chiedere aiuto. E talvolta non è facile. A causa della chiusura di molte attività e dei mancati introiti, si sono verificati episodi di pura follia, e come conseguenza sono state commesse azioni riprovevoli. Con un adeguato aiuto, alcune scelte estreme o scellerate avrebbero potuto prendere un’altra direzione. Saper aiutare a saper chiedere è una forma di aiuto. Fortunatamente alcuni psicologi, nel nostro territorio, si sono offerti di prestare gratuitamente la loro opera. Si sono messi a disposizione per fare colloqui, cadenzati nel tempo, con persone che ne avevano la necessità, anzitutto per mettere a fuoco il proprio bisogno. E tutto ciò ha consentito di migliorare anche la pertinenza e la qualità della risposta assistenziale».
 
Maria Assunta Casati