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La transizione sia ecologica. E solidale   versione testuale
18 febbraio 2021

L’intera umanità è alle prese con la più drammatica crisi sanitaria, economica e sociale della storia moderna. Una crisi che investe tutte le aree geografiche del mondo, scatenata da un virus (Sars-cov-2) e dalle sue varianti, a causa delle quali diversi paesi hanno già avuto più vittime di quelle registrate nella Seconda guerra mondiale. Alla radice di questa pandemia, che ci tiene “in ostaggio” ormai da un anno, non è difficile rintracciare anche cause ambientali (deforestazioni massicce di aree naturali, gli stessi cambiamenti climatici), che sono frutto di squilibri profondi, prodotti dal nostro modo di abitare la Terra. 
Proprio all’impatto del Covid-19 è dedicato l’ultimo capitolo di Territori civili, il lavoro di ricerca realizzato da Caritas italiana e Legambiente per contribuire alla diffusione dell’ecologia integrale che, come ha insegnato papa Francesco, è l’unica strada da percorrere per garantire all’umanità un presente e un futuro sostenibile. Ma, in realtà, la stessa genesi di Territori civili rimanda, persino nelle caratteristiche delle due organizzazioni che hanno realizzato il rapporto, alle ragioni profonde della crisi che stiamo vivendo.
Legambiente, infatti, denuncia da quando è nata, 40 anni fa, i rischi a cui la nostra società va incontro continuando a vivere, produrre e consumare senza alcun rispetto della natura, anzi saccheggiandola impunemente. E Caritas italiana, in tutti i suoi rapporti sulla povertà, ha sempre sottolineato le conseguenze insostenibili delle crescenti disuguaglianze sociali, frutto del presunto “modello di sviluppo” a cui sembriamo assuefatti. Non a caso, ad arricchire i dati su cui si basa l’ampia parte del libro dedicata all’analisi quantitativa contribuiscono, da un lato, i risultati dei centri di ascolto di Caritas italiana e, dall’altro, quelli del lavoro svolto da Legambiente sull’ecomafia e i fenomeni d’illegalità ambientale.
 
Ministero con ampi poteri
È questo lavorare nel corpo vivo della società che fa maturare la comune consapevolezza, confortata dai numeri, di quanto siano, purtroppo, radicate, diffuse e interconnesse le tante fragilità con cui il nostro paese deve misurarsi: dai reati contro l’ambiente, che impoveriscono i territori e minacciano la salute di chi ci vive, alle “disaffiliazioni”, che moltiplicano povertà e solitudini delle persone prive, oltre che del lavoro, anche delle reti di supporto familiare.
La novità del rapporto, frutto anche delle diverse forme di collaborazione già sperimentate tra Caritas e Legambiente, è rappresentata dal metodo di analisi condiviso, con cui rintracciare e connettere i “segni” che consentono di leggere la realtà complessa in cui viviamo, indagare in maniera più profonda i problemi sociali e ambientali con cui l’Italia deve misurarsi, isolarne le cause principali e, soprattutto, costruire risposte efficaci. Più di quanto già non faccia ciascuna organizzazione nel proprio ambito specifico d’impegno.
Sia l’analisi delle risorse ambientali e sociali misurate per ogni regione che, soprattutto, i risultati degli approfondimenti fatti nei 12 comuni presi in esame nella parte dell’indagine qualitativa condotta per Territori civili, fanno emergere un’altra consapevolezza: l’urgenza di risposte innovative, in cui saldare le ricette delle transizione ecologica (dall’economia circolare alla rigenerazione urbana, passando per l’agricoltura biologica e le energie rinnovabili) con gli strumenti dell’inclusione sociale e della lotta alle povertà, materiali ed educative. Una consapevolezza necessariamente più “fragile” della prima, anche perché frutto di sperimentazioni ancora in corso e di esperienze da far maturare e diffondere. Ma la rotta verso l’ecologia integrale è tracciata. I “solchi” di una nuova economia, civile, ecologica e solidale, cominciano ad essere ben visibili: dal Mezzogiorno che reagisce, grazie all’impegno di associazioni, cooperative sociali, parrocchie, ma anche di imprenditori e imprenditrici coraggiose, al Nord che può contare su reti più consolidate, anche nella capacità di fare “gioco di squadra” con le istituzioni locali.
Alla transizione ecologica, a cui si dovrebbe aggiungere l’indispensabile aggettivo “solidale”, è dedicato, per la prima volta nella storia d’Italia, un ministero con poteri sicuramente più ampi di quelli affidati finora al ministero dell’ambiente. Frutto di una crisi, questa volta politica, scongiurata nei suoi effetti peggiori dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella, e dalla disponibilità di Mario Draghi, da poco alla guida di un governo anche questo eccezionale, per l’ampiezza delle forze politiche che lo sostengono. 
 
Prossima generazione Europa
È un’occasione da non perdere, come quella rappresentata dai 209 miliardi di euro che l’Unione europea ha destinato all’Italia nell’ambito del Next generation Eu. Risorse mai avute prima, da impegnare secondo le indicazioni, vincolanti, ratificate dal Parlamento europeo lo scorso 9 febbraio, con l’approvazione del Regolamento da rispettare per l’elaborazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza: transizione verde; trasformazione digitale; crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; coesione sociale; salute e resilienza economica, sociale e istituzionale; politiche per le generazioni future.
Non basteranno generiche rassicurazioni sulla bontà dei progetti. Lo stesso Regolamento, infatti, prevede quattro stringenti criteri di valutazione, che determineranno il rating e quindi l’effettiva disponibilità delle risorse finanziarie “messe a budget” per ciascun paese: pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza. Non basterà finanziare l’economia green, insomma: ogni intervento dovrà rispettare il principio di “non arrecare un danno significativo” agli obiettivi climatici e ambientali dell’Unione europea. Tutti ambiziosi e indispensabili: dalla riduzione del 55% delle emissioni di anidride carbonica da raggiungere entro il 2030 (per diventare carbon neutral nel 2050), al 65% di riciclaggio dei rifiuti urbani da raggiungere entro il 2035, limitando lo smaltimento in discarica entro il tetto del 10%. 
Serviranno parametri obiettivi con cui misurare, nel tempo, i risultati che verranno raggiunti con le risorse del Next generation Eu. Come quelli utilizzati, nel loro piccolo, da Caritas italiana e Legambiente per segnalare, in ogni regione, le fragilità ambientali e sociali da affrontare ma, allo stesso tempo, le risorse disponibili, da tutelare e moltiplicare. Territori civili può essere, per queste ragioni, uno strumento utile, insieme ad altri, per “seminare” e far crescere nei solchi di un nuovo modello di sviluppo, già presente e vitale nel nostro paese, quella “biodiversità” economica, ambientale e sociale che è una delle principali risorse a cui abbiamo attinto anche per fronteggiare la pandemia.
 
Enrico Fontana segreteria nazionale Legambiente