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Mercoledì 6 Luglio 2011
Emergenza Nord Africa: le attività di Caritas Italiana   versione testuale
L'accoglienza nella crisi - La presenza a Lampedusa - Migramed

 
 
 L’ACCOGLIENZA NELLA CRISI
  
Caritas Italiana sin dall’inizio dell’emergenza in Nord Africa ha intrapreso una fitta interlocuzione a livello istituzionale, sia in riferimento alla questione sbarchi a Lampedusa che al tema dell’accoglienza diffusa sui territori. Si è cercato il confronto con le Istituzioni sulle molte criticità che man mano si palesavano sul fronte dell’accoglienza, sia attraverso un dialogo costante con i vari ministeri, sia tramite delle proposte che nel tempo sono state parzialmente accolte.
  
In particolare Caritas Italiana ha sinora promosso le seguenti iniziative:
 
• monitoraggio dell’evolversi della situazione a Lampedusa, attraverso l’effettuazione di diverse missioni in loco per seguire le operazioni di accoglienza e trasferimento dei migranti. Contestualmente, si  è sostenuta l’azione della parrocchia di Lampedusa, dell’arcidiocesi e della Caritas diocesana di Agrigento fortemente impegnate fino allo scorso settembre sia nell’attività di monitoraggio nella zona degli sbarchi - in collegamento con gli altri organismi presenti sull’isola - sia nella messa a disposizione di beni e servizi di prima necessità.
 
• Sostegno all’attivazione di forme di ascolto, orientamento, mediazione, e fornitura di beni materiali di prima necessità all’interno dei Cai (Centri di Accoglienza e Identificazione) e dei grandi Centri di accoglienza attivati a Manduria, Civitavecchia, S. Maria Capua Vetere, Palazzo San Gervasio, Chinisia, Ventimiglia, Cagliari, con il coinvolgimento diretto delle relative Caritas diocesane fino alla chiusura di detti Centri o alla loro conversione in Cie.
 
• Partecipazione, insieme ad altri organismi nazionali (Anci/Tavolo asilo nazionale) e internazionali (Unhcr/Oim), all’interlocuzione con Ministero dell’Interno, Protezione Civile nazionale e Conferenza unificata Stato-Regioni, al fine di sottoporre alle istituzioni deputate alla gestione dell’emergenza i principali nodi critici evidenziati dall’impegno sul territorio, sia dal punto di vista giuridico che logistico.
 
• Monitoraggio, anche attraverso visite in loco, e aggiornamento costante della situazione delle accoglienze messe a disposizione e progressivamente attivate dalle Caritas diocesane di tutta Italia.
 
• Svolgimento del Cni (Coordinamento nazionale Immigrazione) a Modica (dall’11 al 14 aprile) ed a Roma (dal 28 al 30 ottobre) durante il quale si è fatto il punto sulla situazione del Mediterraneo, sull’andamento degli sbarchi e del piano di accoglienza dei migranti, sul contributo al meccanismo di accoglienza delle Caritas diocesane e sul ruolo di supporto di Caritas Italiana, sulle questioni più strettamente giuridiche e normative, oltre che su quelle pastorali.
 
•  Organizzazione di due incontri di formazione e coordinamento ad hoc a Roma, il 26 e 27 settembre 2011, ed il 1 Febbraio 2012,  per tutte le Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza dei profughi.
 
•  attivazione di un programma di aiuto alle Caritas diocesane attraverso il finanziamento di microprogetti ad hoc volti a migliorare le condizioni di accoglienza ed assistenza per i migranti e richiedenti asilo, per un totale di 600.000 Euro.
 
 
Il Bando straordinario denominato “Microprogetti per la qualificazione delle accoglienze” è stato finanziato con fondi ad hoc stanziati dalla CEI, attraverso Caritas Italiana, destinati alla risposta alla crisi scatenatasi in seguito all’emergenza Nord Africana del 2011.
L’ufficio Immigrazione ha inteso destinare la somma di 600.000 € alle Caritas diocesane che stanno accogliendo quasi 3.000 persone arrivate in Italia via Lampedusa, finanziando attività non coperte dalle convenzioni stipulate dalle Caritas Diocesane con la Protezione Civile, migliorando così l’accoglienza offerta ai profughi.
L’intero bando è stato concepito per agire in condizioni di somma urgenza, per poter dare in tempi brevi una risorsa in più alle Caritas Diocesane ed alle comunità impegnate da mesi in questa non sempre facile accoglienza.
In base alla conoscenza previa della situazione e delle criticità, basata su un fitto lavoro di monitoraggio e accompagnamento, in loco e a distanza, dei progetti di accoglienza, si è costruito un bando incentrato a dare risposta ai seguenti 4 ambiti: animazione, assistenza legale, formazione, assistenza a casi di vulnerabilità. Solo quest’ultimo ambito si è rivelato poco interessante per le Caritas diocesane, mentre i primi tre hanno raccolto il panorama complessivo dei bisogni espressi dai territori.
Tutti i progetti hanno visto un fitto lavoro di analisi e, in molti casi, di accompagnamento, al fine di dare il massimo livello possibile di risposta ai territori.
 
 
Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza
 
TOTALE PERSONE ACCOLTE
69
 
 
2.932
 
Progetti presentati dalle Caritas diocesane
 
44
 
Caritas impegnate nell’accoglienza che non hanno presentato un progetto
 
25
 
 
Ammontare totale fondi richiesti
€ 399.880
 
Ammontare medio per ogni progetto
€ 9.088,2
 
 
 
 
  
Il primo fine settimana di marzo ha visto un nuovo arrivo di profughi, soccorsi in mare a largo di Lampedusa, a bordo di due imbarcazioni per un totale di 172 persone, di origine somala.
Questo nuovo episodio conferma, ancora una volta come sia inadeguata la scelta operata il 21 settembre scorso quando Lampedusa è stata dichiarata dal ministro Maroni "porto non sicuro per il soccorso in mare". Questa dichiarazione ha di fatto, improvvisamente, interrotto l'impegno millenario di Lampedusa nell'accoglienza e soccorso dei migranti, ma un'interruzione ovviamente solo formale. 

Durante tutta l’estate del 2011 è proseguito in maniera incessante l’arrivo di migranti dalla Libia, uomini, donne e bambini, al ritmo di circa 1.500 persone a settimana, mentre il flusso di tunisini si era arrestato dalla metà di aprile, in seguito agli accordi stipulati dal governo italiano con il governo tunisino.
Gli arrivi riguardavano uomini, donne e bambini, quasi tutti provenienti dalla Nigeria, dal Mali, dal Chad, ma anche dal Bangladesh, Pakistan, India, che sbarcavano in silenzio, stremati dalla stanchezza, ma con la fierezza e la dignità dei Paesi da cui provengono, seguendo sereni le indicazioni degli uomini della Polizia (questi ultimi peraltro non sempre, purtroppo, altrettanto sereni ed accoglienti nei confronti di persone stremate dal viaggio).
 
Questo succedeva fino alla metà di agosto, quando gli sviluppi della guerra civile in Libia, con la caduta di fatto del regime di Gheddafi, hanno interrotto l’arrivo di profughi dalla Libia. Contestualmente, per quella che sembra una coincidenza, sono però ripresi gli sbarchi dalla Tunisia, nel numero di circa 1500 in poco più di un mese. Questa presenza di tunisini nei centri di accoglienza ha da subito destato serie preoccupazioni, dato che si tratta di persone soggette a rimpatri, che quindi non avrebbero accettato di buon grado la detenzione nel centro ed il successivo trasferimento verso il loro Paese.
 
Questa situazione di tensione è purtroppo esplosa il pomeriggio del 20 settembre, quando un gruppo di tunisini hanno dato alle fiamme diversi materassi, appiccando dolosamente il fuoco a tutta la struttura di accoglienza di Contrada Imbriacola. Per fortuna non ci sono state vittime e l’incendio è stato domato in poche ore, ma nelle stesse convulse ore c’è stata la fuga di centinaia di tunisini che si sono sparpagliati per l’isola. La situazione ovviamente, diventata ingestibile, è degenerata il giorno successivo all’incendio con scontri di piazza violenti tra tunisini e forze dell’ordine, ai quali hanno preso parte anche alcuni Lampedusani, esasperati da uno stato di cose che andava avanti da mesi e preoccupati dagli sviluppi delle ultime ore.
   
Dopo un paio di giorni tutti i tunisini sono stati trasferiti da Lampedusa a bordo di navi civili noleggiate allo scopo. Questa operazione è stata da più parti criticata per le condizioni in cui si è svolta, per come sono stati trattati i tunisini a bordo delle navi, di fatto sequestrati e soggetti a rimpatrio senza alcuna possibilità di essere seguiti dalla giustizia ordinaria e di poter accedere a qualsiasi forma di tutela giudiziaria.
 
Negli stessi giorni in cui venivano trattenuti i tunisini all’interno delle navi ormeggiate a Porto Empedocle e a Palermo, usciva la notizia di una dichiarazione di Lampedusa come “porto non sicuro al soccorso in mare”, che di fatto vietava la possibilità di accogliere i migranti su Lampedusa, predisponendo che le eventuali barche dei migranti intercettate siano portate, secondo le dichiarazioni del ministro Maroni, a Porto Empedocle, a circa 8 ore di navigazione da Lampedusa.
 
È evidente come questa soluzione metta in serio rischio le operazioni di salvataggio dei migranti, costringendo gli uomini della Capitaneria di Porto e della Guardia di Finanza a difficoltosi trasbordi in mare aperto, molto rischiosi per i migranti e per gli stessi soccorritori.
 
Oltretutto la realtà dei fatti dimostra che Lampedusa, per la posizione in mezzo al Mediterraneo, non potrà mai essere esclusa da un piano di soccorso ed accoglienza ai migranti, e che necessita quindi una programmazione che eviti il ripetersi della situazione di impreparazione che si è verificata dopo lo sbarco della notte del 16 dicembre.
 
Il primo fine settimana di marzo ha visto un nuovo arrivo di profughi, soccorsi in mare a largo di Lampedusa, a bordo di due imbarcazioni per un totale di 172 persone, di origine somala.
 
IL CONTRIBUTO DI CARITAS ITALIANA 
 
Sin dalle prime settimane della crisi nordafricana, Caritas Italiana ha garantito la presenza di propri operatori a Lampedusa con il compito di lavorare a sostegno della parrocchia locale, molto impegnata nell’assistenza di coloro che sbarcano sull’isola. Inoltre è stata avviata un’attività di monitoraggio utile per l’attivazione delle successive accoglienze sui territori.
In concreto l’impegno di Caritas Italiana a Lampedusa è stato rivolto dunque ai seguenti obiettivi specifici:
 
• garantire un monitoraggio continuo della situazione sull’isola, come osservatorio privilegiato per comprendere in tempo reale un fenomeno di portata straordinaria, che ha una forte ricaduta su tutto il territorio nazionale e quindi anche sulle Caritas diocesane italiane. Una presenza pressoché continua sull’isola e l’interrelazione con i vari soggetti impegnati nell’accoglienza permettono di monitorare il flusso degli sbarchi per comprenderne il fenomeno e le sue correlazioni. A tale scopo gli operatori di Caritas Italiana stanno formando operatori Lampedusani, con l’obiettivo di creare un presidio permanente sull’isola garantito dai Lampedusani stessi. Questo lavoro di accompagnamento e di capacity building ha già dato buoni risultati, con la conseguenza che gli operatori Caritas della parrocchia di Lampedusa, con il supporto della Caritas diocesana di Agrigento e di Caritas Italiana, sono ormai in grado di governare autonomamente il processo di monitoraggio.
 
• Garantire un sostegno alla parrocchia di Lampedusa, nelle sue attività ordinarie stravolte dai massicci flussi migratori, come segno di vicinanza concreta della comunità ecclesiale italiana alla comunità ecclesiale lampedusana. Attraverso la collaborazione con la Caritas diocesana di Agrigento si sono avviate, per un impegno totale di più di 100.000 euro, diverse progettualità volte alla creazione di un Centro di ascolto, in grado di supportare la popolazione in questo momento di crisi e progettare risposte valide e durature ai bisogni. Dopo circa tre mesi di funzionamento, lo sportello ascolto avviato all’interno dell’istituto scolastico di Lampedusa ha registrato più di 160 contatti con altrettanti utenti (ragazzi, genitori, insegnanti…) Da questo luogo privilegiato di ascolto sarà possibile elaborare risposte concrete a sostegno delle famiglie Lampedusane, in particolare per i soggetti più vulnerabili, come i giovani e le famiglie a basso reddito.
 
• Offrire il sostegno della rete Caritas alla “macchina dell’accoglienza” che opera sull’isola, in appoggio e sussidiariamente agli altri soggetti istituzionali impegnati sul campo. In particolare si è lavorato con gli altri parteners non governativi, in particolare con Save The Children, a supporto dei minori stranieri non accompagnati presenti nei centri di Lampedusa. Caritas Italiana ha inoltre dato un contributo per gestire la grave situazione causata dall’incendio del centro di accoglienza, in particolare contribuendo alla sistemazione in alloggi dignitosi di soggetti particolarmente vulnerabili come alcuni disabili;
   
• favorire una corretta ricaduta pastorale del fenomeno migratorio in corso, attraverso attività di sensibilizzazione che promuovano sul territorio nazionale e su quello lampedusano una visione corretta di ciò che è accaduto. A questo scopo nella seconda settimana di luglio è stata organizzata una settimana di presenza sull’isola per operatori di Caritas diocesane. A questa esperienza hanno partecipato 10 operatori di diverse diocesi di Italia, per formarsi sulla realtà isolana, sul fenomeno degli sbarchi e dell’accoglienza e, al tempo stesso, per trasmettere la loro esperienza ai colleghi lampedusani. Durante gli ultimi giorni di presenza sull’isola si è lavorato per costruire un modello di ricaduta pastorale nelle proprie diocesi a partire dalle risorse di ognuno, ma soprattutto valorizzando l’esperienza dei Lampedusani, cercando di comprendere come abbiano fatto a reagire così bene in una situazione tanto drammatica.
 
 
 
Nella convinzione che lo spazio mediterraneo sia luogo d’incontro, per la promozione di pratiche di dialogo e di scambio tra i popoli e strumento di arricchimento, Caritas Italiana congiuntamente a Caritas Internationalis e a Caritas Europa, consapevoli dell’importanza di sviluppare di comune accordo iniziative sempre più adeguate alle necessità dei numerosi migranti che si spostano in questa regione del pianeta, hanno rinnovato in questo 2011 il loro impegno attraverso l’organizzazione a Roma del secondo appuntamento "MigraMed: le Caritas del Mediterraneo a confronto".
  
In particolare i recenti eventi nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo hanno spinto a riunire un gruppo ristretto di rappresentanti delle Caritas coinvolte a vario titolo nella crisi e parte della rete MigraMed, per un incontro di natura tecnica finalizzato ad un aggiornamento della situazione e degli interventi effettuati in questi mesi. 
 
Si sta attualmente lavorando sulla prossima edizione di questo importantissimo evento, che si svolgerà a Cagliari dal 16 al 18 Maggio 2012.
Anche questa volta sarà l’occasione per un confronto ampio sui temi dell’immigrazione e l’asilo con particolare attenzione alle recenti vicende della cosiddetta primavera araba. Dalla viva voce dei protagonisti di questo storico mutamento, che ha ridisegnato gli assetti geopolitici di un’ampia area del pianeta, ascolteremo cosa è accaduto e soprattutto cosa sta accadendo. Alcuni di questi paesi, infatti, stanno vivendo una transizione molto travagliata e in certi casi drammatica, come i recenti fatti della Siria ci dimostrano. Ma non solo Medio Oriente e Nord Africa. Anche altri temi costituiranno oggetto di riflessione nel corso del Migramed meeting. In particolare, il giorno 17 maggio, è stato organizzato un momento pubblico incentrato sul tema del dialogo interreligioso e delle sfide che questo pone in seno alla società contemporanea. Oltre al direttore di Migrantes, è stata assicurata la partecipazione di Adnan Mokrani, professore di Islamistica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dunque, un’occasione importante per tenere alta l’attenzione sui temi della società multiculturale, i cui mutamenti devono costituire oggetto di una forte attenzione.