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Giovedì 7 Novembre 2019
RDC e senza dimora: alcune questioni sul tavolo   versione testuale
Sul tema dei senza dimora e dell’accesso/ricezione del RdC la riflessione è tuttora in corso non solo all’interno di Caritas. Di seguito le questioni sul tavolo, che sono al momento tre:
1) l’esclusione dalla misura di tutti coloro che non hanno il requisito dei 10 anni di residenza in Italia di cui gli ultimi due in via continuativa: fra questi ci sono 90.000 nuclei di stranieri (che prima percepivano il ReI) e una quota di senza dimora che non presentano tali questi requisiti. Sia Caritas Italiana che Fio.PSD che l’Alleanza contro la povertà hanno segnalato la questione al Parlamento durante l’iter di conversione in legge del decreto sul RdC,nello scorso febbraio. Purtroppo con nessun risultato. Su questo tema torneremo a fare pressione sul Ministro Catalfo e sul Governo per modificare i requisiti.
 
2) Un’altra questione riguarda l’orientamento alla misura: il Reddito di cittadinanza non prevede questa funzione (il Reddito di inclusione prevedeva i punti di accesso a titolarità comunale che sostenevano e accompagnavano i cittadini nella fase di informazione e presentazione della domanda). Come Caritas, nell’audizione parlamentare del 5 febbraio 2019 presso la Commissione lavoro del Senato, abbiamo segnalato questa lacuna evidenziando come l’orientamento sia fondamentale per chiunque, soprattutto quando, come è accaduto nel passaggio dal Rei al Reddito di cittadinanza, le persone hanno bisogno di capire che cosa bisogna fare per ricevere la misura e che cosa è cambiato rispetto a prima. Tanto più l’orientamento è necessario se si tratta di persone che presentano svantaggi di vario genere, come nel caso delle persone senza dimora. Questa lacuna è stata compensata dall’avvio del progetto “Inps per tutti” che prevede la presenza in otto grandi città italiane (Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino, Bari, Palermo, Catania) di punti informativi INPS sulla misura e sulle altre prestazioni sociali ubicati all’interno delle strutture territoriali (tra cui servizi Caritas) che si occupano di aiuto alle persone in povertà e che aderiscono al progetto (per maggior dettagli si può consultare il sito dell’Inps). Molte Caritas diocesane hanno aderito agli accordi territoriali promossi dalle INPS provinciali o regionali: in questo modo si potrà garantire alle persone in stato di bisogno incontrate di avere informazioni utili, consentendo loro di fruire delle misure e prestazioni sociali spettanti.
 
3) Da ultimo, ma cruciale, è il tema del ritardo tra la ricezione del contributo economico (molti hanno iniziato da maggio a ricevere il beneficio economico) e la presa in carico da parte dei servizi sociali o dei Centri per l’impiego. L’assenza (finora) di una presa in carico territoriale ha in alcuni casi generato difficoltà: è proprio il caso dei senza dimora che avendo un Isee pari a 0 ricevono in genere quasi il massimo del contributo per l’integrazione al reddito, ovvero circa 500 euro, e che hanno incontrato a volte molte difficoltà nella gestione di queste somme di denaro a cui non erano abituati; in alcuni casi questo ha finito con l’avere ripercussioni negative alimentando il circuito della dipendenza da cui alcuni di loro erano affetti; inoltre poiché non è previsto dalla legge, essi non possono risparmiare nulla del contributo ricevuto e si vedono costretti a effettuare acquisti non necessari, pena la decurtazione il mese successivo del contributo non speso, per una quota del 20%. Queste persone sono state supportate dalle associazioni che già le seguivano, ma il tema della presa in carico tempestiva e della possibilità di prevedere per i senza dimora la possibilità di risparmiare accantonandola per successive esigenze, come per esempio le spese per l’abitazione, una parte del contributo ricevuto mensilmente senza vincolo di spesa immediata entro il mese è fondamentale e sarà oggetto delle richieste di modifica della legge che stiamo elaborando in questi mesi.