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Sabato 16 Maggio 2020
La testimonianza di Aliou della Caritas di Reggio Emilia-Guastalla   versione testuale

Aliou scrive canzoni contro la guerra, per farla conoscere, lui che l’ha vista. Aliou è uno dei ragazzi, e ragazze, che confezionano i pasti alla mensa della Caritas diocesana Reggio Emilia - Guastalla. La generazione dei giovani è stata arruolata per questa emergenza, che guerra non è, ma che è piena di poveri. Terminato il turno di servizio ci colleghiamo a distanza con #AliouTouré, in videochiamata, per farci raccontare di questa esperienza e della sua storia. Gli occhi spiccano sopra la mascherina, come nel post #sorridimicongliocchi che la Caritas ha pubblicato sul profilo facebook. L’altro hashtag, nazionale, è #chiciseparerà, dalle lettere di San Paolo.
 
Aliou Touré, 26 anni, nato in Mali, a Reggio Emilia da più di cinque anni, un percorso da richiedente asilo. Nei mesi scorsi faceva il volontario alla mensa del Vescovo e ora è qui, alla mensa diocesana di via Adua, per il servizio civile. I compagni di turno dicono che è sempre pronto a dare una mano. Lui dice solo “mi piace stare con la gente”. Alle 8 e mezza fuori dalla mensa si forma già la coda, distanziata, di chi viene a ritirare il pasto cucinato, anche se sarà distribuito dalle 10. I numeri sono quasi raddoppiati da quando è iniziata l’emergenza. “Gente che non ha una casa o non ha dove cucinare, casi difficili, peggiorati in questo periodo”. Così il servizio della Diocesi di Reggio Emilia prepara tutti i giorni 400 pasti, tra pranzi e cene.
 
Dai primi di marzo l’organizzazione è completamente cambiata. “Le persone non mangiano più in sala, aspettano fuori la borsina con il pranzo e la cena” racconta Aliou. La domenica delle Palme c’è stato anche un ramo di ulivo e per Pasqua un disegno originale fatto dai bambini. Ne sono arrivati 600, di disegni. L’altro cambiamento ha riguardato i volontari storici, più a rischio per età. Ora è al servizio una nuova generazione. Sono arrivate più candidature rispetto ai posti. La ricerca adesso riguarda il ricambio per la cucina, dove si sono succedute nelle prime settimane la Protezione civile e la Croce Rossa, ma tra dieci giorni saremo daccapo.
 
“Alla mensa ci alterniamo in due squadre da 15 persone, sempre le stesse. Tutti giovani” dice Aliou. Tutti distanziati, con cuffie, guanti e mascherine. Ci sono vari lavori da fare.
“Quando arrivo al mattino - continua - facciamo le porzioni di quello che ha preparato la cucina e le dividiamo nelle borsine: primo, secondo, contorno, dolce, frutta”. A volte va a recuperare gli ingredienti per la cucina dai supermercati e scarica il furgone. E’ uno dei pezzi della rete di aiuti capillare di cui si occupa la Caritas e che riguarda famiglie o lavoratori rimasti senza reddito, in uno stato di precarietà e di fragilità.
 
Cinque anni e qualche mese fa Aliou Touré è arrivato dal Mali in Italia, in un viaggio via mare della disperazione e della speranza. “Sono arrivato nel 2015. Prima in Sicilia, poi una settimana a Bologna, poi a Reggio Emilia”. Chiediamo se ha famigliari in Italia. “Mio papà e mia mamma sono morti per la guerra in Mali”. Altri parenti? “Un fratello dottore e una sorella in Mali, un fratello ingegnere in Francia”. Aliou stava facendo il primo anno di Lettere Moderne a Bamako, quando a causa della guerra ha dovuto lasciare tutto. Ha un diploma, ma in Italia non è riconosciuto.
“Con mio padre abbiamo vissuto in tanti luoghi diversi perché era un ‘carabiniere’, un militare. Lavorava in Francia ed è dovuto tornare in Mali per la guerra”. Ora Aliou aiuta altre persone a superare questo periodo, ma il suo futuro resta incerto. Vive in un appartamento con alcuni ragazzi, studenti italiani. “A Reggio Emilia mi trovo bene, ho tanti amici”. Il servizio civile all’inizio riguardava un progetto con i bambini, che per ora è sospeso.
 
La musica è una sua grande passione. Suona la chitarra, “ho studiato al Cepam”, e scrive canzoni, nelle quali parla anche della guerra. Più dura che attraversare il Mediterraneo.
“Scrivo della guerra per fare capire cosa è, quello che ho vissuto, quello che si prova”. Ha partecipato a spettacoli insieme a Arte Migrante, fondata da Tommaso Carturan a Bologna e che mette in rete tanti gruppi dalle varie città. Cosa c’è nel suo futuro? “Non lo so. Intanto spero di poter tornare su un palco a cantare”. Cantare canzoni contro la guerra, per chi non la conosce.
 
Testimonianza raccolta da Luisa Gabbi con Valentina Ronzoni per "Reggioemilianité".