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Giovedì 16 Luglio 2020
La testimonianza dei volontari della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana   versione testuale

A partire dal 16 aprile il progetto di servizio civile “Volti di donne-Faenza” della Caritas diocesana di Faenza-Modigliana è stato riattivato, con grande piacere da parte delle due operatrici volontarie, Emma e Desara, che avevano già manifestato il proprio interesse a rientrare in servizio. Purtroppo la loro sede di servizio, normalmente dedicata all’accoglienza femminile di donne svantaggiate, non è al momento disponibile perché si è reso necessario ospitarvi due uomini senza fissa dimora. Le due ragazze quindi si impegnano in parte presso il Centro di Ascolto diocesano e in parte in attività da remoto, utili al supporto degli operatori impegnati nell’aiuto ai destinatari e alla comunicazione tramite i canali online della Caritas.
 
Come dice Desara: “Svolgere l’attività di Servizio Civile in questo periodo è cambiato in quanto non possiamo riprendere come l’avevamo lasciato, perché le esigenze sono cambiate. Infatti sto svolgendo più attività da remoto, anche se per 2 volte alla settimana faccio servizio anche in sede: un giorno per la mensa e un altro giorno all’accoglienza. All’inizio svolgere l’attività da remoto mi piaceva perché ho pensato che finalmente potevo riprendere a “lavorare”, a rendermi utile in qualche modo, ma poi mi sono resa conto che fare le cose da casa non è poi tanto piacevole come svolgere le attività in sede, in quanto là sei in contatto con altre persone, ti puoi confrontare e vivi in pieno l’esperienza. Però capisco anche il fatto che questo viene fatto per tutelarci e quindi bisogna fare un po’ come ci riesce meglio.”
 
Vi è stata la richiesta da parte di altri due enti di servizio civile, l’Associazione Papa Giovanni XXIII e l’Unione della Romagna Faentina, di accogliere presso la sede del Centro di Ascolto anche altri tre ragazzi (Nicola, Davide e Francesco) ed una ragazza (Alessandra). È stata questa una bella occasione di collaborazione tra enti diversi e di creazione per i giovani di “strade” nuove, ulteriori opportunità per sperimentarsi e per conoscere altre realtà del territorio. Presso il Centro di Ascolto i sei giovani si occupano dello stoccaggio degli alimenti e distribuzione di beni alimentari a famiglie in difficoltà, di distribuzione di pasti take-away ai senza fissa dimora, di rifornimento dei pasti presso una Parrocchia in cui persone senza fissa dimora risiedono in orario diurno e visita a chi è momentaneamente accolto in strutture esterne, di attività a supporto del servizio docce, del servizio di accoglienza e informazioni al telefono, di semplici commissioni, etc. Quindi ogni giorno e ogni settimana le mansioni variano, ma il comune denominatore rimane sempre l’aiuto agli ultimi.
 
Con le parole di Alessandra: “Tutto incomincia quando si pensa al fatto che molte persone, in particolar modo miei coetanei, pensano che le cose fondamentali per vivere serenamente siano altre: l'ultimo modello del cellullare, i vestiti all'ultima moda, le cene fuori con gli amici... Quando ci si ritrova a lavorare per delle persone che fondamentalmente non hanno niente, ci si rende conto di quanto si è fortunati e di quali siano i veri valori della vita. Lavorando alla Caritas, mi si sono aperti gli occhi.”
 
Infine, la nostra Caritas crede molto nell’importanza della formazione e quindi il primo giorno è stata offerta a tutti da parte di un medico un incontro a distanza sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali e i corretti comportamenti da tenere. Inoltre, è stata promossa la loro partecipazione ad una formazione a distanza a cura della Caritas di Trieste.