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Vaccino per tutti, urgenza morale   versione testuale
12 marzo 2021

«Esortiamo l’Unione europea a promuovere una vaccinazione su vasta scala non solo per la sicurezza e la protezione dell’Europa, ma anche per la salute pubblica globale come bene pubblico, a vantaggio delle persone che vivono nelle nazioni più povere tanto quanto di quelle che vivono nei Paesi in grado di creare e produrre i vaccini». La Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) e Caritas Europa hanno unito la loro voce per chiedere un principio di “equità” mondiale nella distribuzione e nell’accesso ai vaccini, sottolineando che «garantire l’accesso ai vaccini per tutti, che siano disponibili ed economici, è un’urgenza morale globale».
I principi di fraternità, solidarietà, sussidiarietà, giustizia sociale e inclusività devono guidare le scelte anche in tema di vaccini, avendo piena consapevolezza che in un anno la pandemia ha segnato in modo indelebile la vita delle persone, nel nostro paese e in tutto il pianeta, con drammatiche conseguenze sanitarie e sociali. L’Istat stima che i poveri assoluti in Italia oggi siano 5,6 milioni, un milione in più dello scorso marzo. Non riescono a far fronte a bisogni essenziali e proprio da loro dobbiamo ripartire, a cominciare dall'approntamento di efficaci forme di accompagnamento alla fruizione degli strumenti di contrasto della povertà già esistenti. È una questione di diritti, di giustizia e di dignità, non di carità.
 
Mezzo milione senza?
La fascia dei poveri si è ampliata (non solo in Italia, naturalmente) e ha assunto caratteristiche e volti inediti. È necessario adesso che ognuno faccia la sua parte e si riesca ad affrontare questa sfida insieme: attori politici, economici, sociali, soggetti del terzo settore, organizzazioni ecclesiali. Con una prospettiva coesa per guardare al futuro con speranza.
Anche il vaccino è una nuova concreta speranza, ma deve essere per tutti. «Non può essere la logica del profitto a guidare un campo così delicato quale quello dell’assistenza sanitaria e della cura», ha ammonito papa Francesco, esortando tutti gli stati ad assicurare una distribuzione equa dei vaccini, non secondo criteri puramente economici, ma tenendo conto delle necessità di tutti, specialmente di quelle delle popolazioni più bisognose. Tuttavia solo in Italia 500 mila persone rischiano di non ricevere mai il vaccino: tra loro, persone senza dimora (come racconta il numero di marzo della rivista Scarp de’ tenis, distribuita nelle strade italiane anche grazie a molte Caritas diocesane), italiani e stranieri accolti in strutture collettive, individui senza documenti o permesso di soggiorno e una parte della popolazione Rom e Sinti.
È necessario perciò ripartire da loro, vigilare e “rigenerare” insieme la società, facendoci artefici di un cambiamento del modello di relazioni, così come del modello di sviluppo e degli stili di vita personali. Per non tornare a quella che papa Francesco definisce la «normalità ammalata prima della pandemia».
 
Monsignor Francesco Soddu direttore Caritas Italiana