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L'azione della Caritas durante l'emergenza 2012   versione testuale
Ultimo aggiornamento: martedì 6 marzo 2012
A poche ore una dall’altra, il 3 ed il 4 marzo due imbarcazioni cariche di migranti, partite dalla Libia, sono state soccorse in mare e portate in salvo a Lampedusa, confermando così quanto dichiarato poche ore prima dai ministri Riccardi e Cancellieri in visita sull’isola soltanto il giorno prima: i flussi migratori dal nord Africa verso l’Europa riprenderanno presto. Per fortuna, dopo l'impreparazione registrata in seguito agli sbarchi di dicembre, in questo caso le operazioni di soccorso sono state gestite in maniera efficace.

Ma non è stato un allarme quello lanciato dei due ministri in visita ufficiale a Lampedusa, solamente un messaggio chiaro rispetto alla necessità di essere pronti a gestire quella che potrebbe diventare una situazione complessa, simile a quella già vissuta lo scorso anno.
 
Mentre quindi su Lampedusa la gestione delle accoglienze e, soprattutto, dei trasferimenti, è ben rodata, l’accoglienza e l’integrazione sul territorio italiano destano più preoccupazione, a causa degli errori commessi dal Governo lo scorso anno.
 
Questa preoccupazione è emersa in maniera chiara tra i membri del Tavolo Nazionale Asilo, con Caritas Italiana e UNHCR in prima fila, che sollecitano il Governo affinché sani, con rapidità, l’insostenibile situazione che si è creata nei mesi scorsi, quando migliaia di profughi sono giunti in Italia perché costretti a fuggire dalla Libia, a causa della guerra e delle persecuzioni. Molti di loro lavoravano in Libia da anni e molti vorrebbero tornarci, ma giunti a Lampedusa sono stati incanalati automaticamente nella domanda di Protezione Internazionale, spesso senza aver ricevuto un adeguata informazione sulla procedura di asilo, ed ospitati poi in strutture non sempre adeguate a seguire la loro pratica.
 
È quindi urgente trovare delle soluzioni eque che tutelino il bisogno di protezione di coloro che sono fuggiti dal conflitto, evitando situazioni di irregolarità e di disagio sociale, favorendo un processo di integrazione rapido e sostenibile.
 
Queste persone, anche se non avessero il diritto di ricevere asilo in Italia, hanno comunque diritto a vedere riconosciuta la loro drammatica storia, ricevendo protezione umanitaria temporanea, con conseguente rilascio di un permesso di soggiorno di validità almeno semestrale. In questo modo avrebbero la possibilità di rimanere in Italia per un ulteriore periodo, in attesa o di rientrare volontariamente in Libia o di convertire, ove ricorrano le condizioni, il loro permesso di soggiorno per protezione temporanea in un permesso ad altro titolo.
 
Con il permesso di soggiorno temporaneo si potrebbe inoltre programmare la progressiva chiusura delle esperienze di accoglienza inadeguate e consolidare le esperienze migliori, per rendere la rete d’accoglienza adeguata alle necessità del nostro Paese, evitando così che si riproduca una situazione di emergenza ingiustificata, legata soprattutto all’inadeguatezza dell’intervento dello Stato.
 
Questi nuovi sbarchi, come quelli in Puglia, confermano che nel continente africano, ad ormai più di un anno dalle prime rivolte delle "Primavera Araba", la situazione non è per nulla sotto controllo. 
 
In Libia, dopo l'uccisione di Muammar Gheddafi, catturato il 20 ottobre dalle forze ribelli del Consiglio Nazionale Transitorio, la situazione sembra apparentemente tranquilla, con le forze della Nato che hanno cessato le attività ed il Consiglio Nazionale di Transizione che sta lentamente costruendo le basi per un processo democratico. Ma il futuro resta molto incerto, con una forte tensione tra gruppi tribali e all’interno dello stesso CNT, dove è in atto quella che sembra ormai una "guerra fredda" tra islamisti e moderati.
 
Che il processo di democratizzazione sia tutt'altro che stabile lo dimostrano i frequenti scontri di piazza sia in Egitto sia in Tunisia, dove la strada per la democrazia e l’equa distribuzione delle risorse è ancora lunga ed incerta, nonostante
le prime elezioni libere delle rispettive assemblee costituenti. La massiccia affluenza alle urne ha dimostrato la forte voglia di cambiamento e di partecipazione del popolo, ma in entrambi i casi le elezioni sono state precedute da tensioni e scontri, particolarmente gravi al Cairo, dove i militari hanno usato il pugno di ferro causando decine morti. L'esito delle elezioni ha dimostrato una prevalenza dei partiti Islamisti nei confronti dei partiti liberali o di ispirazione laicista, ma la frammentazione del panorama politico e lo spettro pesante dell'estremismo islamico destano forti preoccupazioni per il futuro della democrazia e delle libertà civili.  
 
Rimane ancora grave la situazione in Siria, dove il regime del presidente Bashar el Assad continua ad usare le armi, la tortura e le incarcerazioni contro i manifestanti ed i militari disertori. 
Nonostante il Comitato Internazionale della Croce Rossa sia riuscito ad entrare nella città di Homs e distribuire i primi soccorsi, le condizioni della popolazione rimangono molto critiche.
I bombardamenti non sono cessati nonostante l'inaspettata dichiarazione di approvazione di una nuova costituzione emanata dal presidente Bashar al-Assad. Data la mancanza di fonti ufficiali attendibili, riportiamo di seguito il bilancio fornito dalle autorità siriane, che finora non hanno però reso note cifre dettagliate delle vittime civili distinte da quelle militari.
Sono 8.715 le vittime riconosciute del conflitto siriano. Di queste 6.917 sono civili e 1.778 militari.
Dei civili, 595 sono bambini e adolescenti, 270 sono donne. Ammonta invece a 20.217 il numero di persone imprigionate da governo, di queste 206 donne e  446 minorenni.

IL CONTESTO DI RIFERIMENTO
  
LE ATTIVITÀ DI CARITAS ITALIANA
    
L'accoglienza nella crisi - La presenza a Lampedusa - MigraMed
  
IL COINVOLGIMENTO DELLE CARITAS DIOCESANE  
 

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Il Santo Padre più volte ha rinnovato il suo appello perché la via del dialogo prevalga su quella della violenza. Anche la Cei si  è unita all'appello del Papa e Caritas Italiana si è attivata per sostenere le diocesi coinvolte, in Italia e in Africa, lanciando anche una raccolta di fondi.

Per sostenere gli interventi si possono inviare offerte a Caritas Italiana tramite c/c postale n. 347013 specificando nella causale: "Emergenza Nord Africa 2011".
 
Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
  • c/c postale n. 347013
      
  • Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma
    Iban: IT 29 U 05018 03200 000000011113 
      
  • UniCredit, via Taranto 49, Roma
    Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
      
  • Banca Prossima, via Aurelia 796, Roma
    Iban: IT 06 A 03359 01600 100000012474
         
  • Intesa Sanpaolo, via Aurelia 396/A, Roma
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