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da "Italia Caritas" - aprile 2005

"Tu non uccidere": il comandamento di don Primo, convegno sul
manifesto del pacifismo cattolico


«Chi pensa di difendere la libertà con la guerra si troverà con un mondo senza nessuna libertà». Parole di estrema attualità, che però risalgono a mezzo secolo or sono. Sono infatti tratte dal volume "Tu non uccidere", uno dei testi più noti di don Primo Mazzolari, apparso nel 1955, il cui 50° anniversario sarà ricordato con un convegno nazionale (che si svolgerà a Modena il 15 e 16 aprile) promosso dalla Fondazione che si ispira al parroco di Bozzolo, in collaborazione con il Centro Ferrari di Modena e con l’adesione di Caritas Italiana.
Il volume, più volte ripubblicato, è una miniera di idee e di citazioni forti, fondate sulla logica del Vangelo. «Il cristiano è un "uomo di pace", non un "uomo in pace": fare la pace è la sua vocazione». Più oltre: «La guerra non è soltanto una calamità, ma un peccato». Dal libretto, che conta poco più di 20 pagine, emerge una dura condanna della guerra e di ogni violenza. Ma il testo lascia anche intravedere la peculiarità cristiana del "comandamento nuovo" - amare il prossimo come Dio ci ama -, che la penna di don Primo traduce talora con veemenza, altre volte con profonda mitezza.

Parroco antifascista
Ma da dove nasce il pacifismo di questo prete della Bassa padana? Nato a Boschetto (Cremona) nel 1890, Mazzolari divenne prete nel 1912. Professore di lettere in Seminario, si arruolò nell’esercito durante la prima guerra mondiale e divenne cappellano militare. Smobilitato nel 1920, fu destinato alla parrocchia della Trinità di Bozzolo, per essere quindi trasferito a Cicognara, dove visse accanto ai contadini le miserie di una vita povera materialmente, ma ricca di relazioni interpersonali e di speranze quotidiane. Nel 1932 fu nominato arciprete di Bozzolo. Antifascista e polemista, dall’impegno nella comunità cristiana trasse ispirazione per i suoi scritti.
Nel 1934 pubblicò "La più bella avventura": il libro venne denunciato al Sant’Uffizio, che lo giudicò erroneo.
Dopo l’8 settembre ’43, don Mazzolari si schierò con la Resistenza: più volte arrestato, si rese irreperibile fino al termine della guerra. A Liberazione avvenuta, riprese il suo servizio a favore dei poveri e per la maturazione di una vera coscienza democratica. Il 15 gennaio 1949 uscì il primo numero del quindicinale "Adesso", che insisteva sul primato della Parola di Dio, la pace, la giustizia sociale. Il 5 febbraio 1959 il sacerdote venne ricevuto in udienza da papa Giovanni XXIII. Colpito da ictus, morì il 12 aprile 1959 a Cremona.

"Pace, nostra ostinazione"
Don Mazzolari conosceva bene la guerra, sperimentata da giovane cappellano militare: in quell’occasione aveva avviato una progressiva maturazione nonviolenta, rafforzatasi durante il resto della vita. Nel 1950 rispose, dalla pagine di "Adesso", ad alcune lettere di giovani che gli chiedevano come comportarsi di fronte alla spietata logica degli eserciti e delle armi. Nacque così la rubrica "Pace, nostra ostinazione" che per lungo tempo accolse le riflessioni del parroco-giornalista sul tema: nel 1955 i numerosi amici e collaboratori decisero di raccogliere tali scritti, che diventano un libro. Pubblicato anonimo (solo dopo la morte del sacerdote uscirà la prima edizione con il nome dell’autore), "Tu non uccidere" subì l’intervento del Sant’Uffizio.
Numerose, invece, le reazioni positive al libretto, che costituirà una sorta di documento programmatico del pacifismo cattolico.