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Giovedì 24 Marzo 2016
Per una Pasqua di speranza   versione testuale

L'augurio di S.Em.za, il cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana
 
Molti bambini hanno paura del buio, troppi adulti hanno paura della luce. Eppure la Pasqua è la festa della luce. Vivere la Pasqua da risuscitati vuol dire dunque essere e sentirsi figli della luce: donne e uomini capaci di speranza, di gioia, di sogni. Nonostante le ombre di morte e guerra, di persecuzioni e povertà, di terrore e attentati anche nel cuore dell'Europa, proprio qui e ora, il Signore ci chiede di cambiare rotta. Ci chiede di lasciare alle spalle le paure, gli egoismi, i rancori, per sperimentare il passaggio dalla sconfitta e dalla morte alla vita e alla vitalità. Senza paura di essere persone nuove. Anche se significa dover cambiare stile di vita, atteggiamenti, per vivere una fede non zavorrata da nostalgie, abitudini, paure. A volte infatti si tende a pensare che la fede la si possa vivere solo partecipando ai sacramenti o pregando nelle forme più svariate, escludendo dalla vita spirituale i bisogni dell’uomo e soprattutto dei più poveri. Quel tipo di fede presto o tardi diventa sterile. Invece quando ci si apre a una dimensione più completa che è quella evangelica, allora la fede diventa esperienza gioiosa e contagiosa, arricchente e stimolante. Lo abbiamo sperimentato, ad esempio, a Lampedusa durante gli sbarchi di migliaia di persone e in tante comunità che si aprono alle diverse forme di povertà del territorio, anche grazie a tanti giovani volontari che hanno voglia di mettersi in gioco per costruire percorsi nuovi in cui annuncio e testimonianza camminino di pari passo. Alla sequela di Cristo che appena risorto si mette in movimento e chiede ai suoi – e a tutti noi oggi - di abitare la strada. Pronti a pagare di persona il prezzo di una solidarietà che diventa passione per l’uomo, capace di additare in termini planetari e senza paure, i focolai da cui partono le ingiustizie, le violenze, le guerre, le oppressioni, le violazioni dei diritti umani.