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Lunedì 9 Marzo 2020
Emergenza COVID-19, Caritas: "Non venga meno nelle comunità la dimensione della carità"   versione testuale

«Se la dimensione della Parola, quella dei Sacramenti e quella comunitaria subiscono inevitabili limitazioni, non può invece venire meno la dimensione della Carità di cui voi, in prima linea, siete i testimoni nelle e con le vostre comunità». È quanto scrivono in una lettera inviata a tutte le Caritas diocesane il Presidente di Caritas Italiana, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, e il Direttore, don Francesco Soddu. «Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria - proseguono -, senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri di ascolto, ecc., che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente. Neppure possono essere trascurati i “nuovi” bisognosi di oggi e, inevitabilmente, di domani, e anche chi viveva già situazioni di difficoltà e vede peggiorare la propria condizione: gli anziani spesso soli con le loro paure, le famiglie che si devono far carico dei figli che non possono frequentare le scuole, i lavoratori lasciati a casa con preoccupanti prospettive per il futuro, i rifugiati, i detenuti, gli ammalati (anche di altre malattie), ecc. Sappiamo che vi state dando da fare per tutto questo, con la consueta generosità, con la lucidità necessaria e con la capacità di inventiva che non manca mai nelle nostre Caritas. Per questo vi esprimiamo il nostro grazie e il nostro incoraggiamento, assicurando il sostegno e la vicinanza nostra e degli operatori di Caritas italiana».

Ricordando quanto indicato dalla Conferenza Episcopale Italiana a seguito del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri entrato in vigore l'8 marzo (.pdf), il Presidente e il Direttore di Caritas Italiana sottolineano che «le comunità cristiane accettano con spirito di lealtà e di collaborazione quanto chiesto dalle Autorità competenti per affrontare nel migliore dei modi l’epidemia e limitare il contagio, anche se ciò le priva di qualcosa di importante per loro come la celebrazione dell’Eucaristia, la possibilità di pregare insieme, le attività di evangelizzazione e di catechesi, i momenti di incontro». 

«L’auspicio - conclude la lettera - è che con il vostro impegno e la vostra testimonianza, altre persone, vincendo comprensibili paure, si sentano impegnate a collaborare con voi o comunque a vivere una reale attenzione a chi è nel bisogno individualmente o in varie organizzazioni solidali. E, naturalmente, che all’interno delle comunità parrocchiali e diocesane possiate essere fermento per un forte e rinnovato impegno di carità. Insieme a voi, eleviamo la nostra preghiera al Signore per i malati, le persone decedute, per i loro familiari, per quanti in Italia e nel mondo soffrono per queste epidemia e per tante altre cause naturali o, purtroppo, volute dall’uomo e sosteniamo con il nostro apprezzamento e, per quanto possibile, con la nostra fattibile collaborazione chi è impegnato in prima linea nella lotta contro questa grave calamità».