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Lunedì 20 Aprile 2020
Molfetta, economia che appassisce   versione testuale
31 marzo 2020

«Sì, d’accordo Ninnì, noi restiamo pure a casa, ma chi ci paga lo stipendio?». È uno dei tanti sarcastici commenti che fluiscono mentre il sindaco, come ogni sera, si appella in diretta Facebook al senso di responsabilità dei suoi concittadini. Rispettare le misure imposte dal governo per contenere la diffusione del Coronavirus è un sacrificio accettabile, se si può continuare a lavorare da casa, se si hanno giorni di malattia o ferie, se al limite si può contare sulla cassa integrazione o sui congedi parentali. Ma in mancanza di queste condizioni, la faccenda si fa dannatamente più complicata, come purtroppo sanno bene tanti abitanti di Terlizzi, comune di circa 27mila anime dell’area metropolitana di Bari.
Ne è consapevole lo stesso sindaco, Ninni Gemmato, che cerca di persuadere gli abitanti del suo comune ad accettare le limitazioni imposte delle autorità utilizzando i social. «In questo momento, è vero, in primo piano c’è l’emergenza sanitaria, ci sono vite umane da mettere in sicurezza, c’è la necessità di convincere tutti a rispettare le regole e restare a casa... eppure c’è anche una profonda emergenza economica e sociale che si insinua tra le pieghe di questo dramma», scrive in un post.
Terlizzi è in ginocchio. Il suo celebre mercato dei fiori è vuoto. A causa dell’emergenza sanitaria, grossisti, fioristi e ambulanti sono fermi. Nessuno compra e vende più tulipani, fresie, lilium, gerbere, iris, margherite. Coldiretti Puglia stima un crollo di ordini del 70%, con punte fino al 100%: un colpo durissimo, abbattutosi su un settore stagionale proprio nel periodo peggiore, l’inizio della primavera, quando si concentra la maggiore produzione. Invenduti, i fiori appassiscono in fretta e vengono mandati al macero.
Le cronache locali raccontano che pur di non buttarli un noto fiorista del posto è andato a posarli sulle tombe dei defunti al cimitero. Un bel gesto, che non cancella il danno economico. A pagare il prezzo più salato della crisi sono i meno tutelati. «Piove sempre sul bagnato», commenta il vicedirettore della Caritas diocesana di Molfetta, Edgardo Bisceglia. «Tanti giovani – spiega – vanno al mercato alle 5 della mattina, acquistano e da qui partono coi furgoni per i comuni di tutta la Puglia. Sono tutti padroncini con partita Iva. Se non lavorano non incassano. E non hanno nessuna scialuppa di salvataggio su cui saltare. Ora, con la gente chiusa in casa, le fiere di paese saltate, i matrimoni rinviati e i funerali vietati, sono già in gravissima difficoltà: c’è chi è venuto al centro di ascolto a chiedermi il latte per i bambini. È una cosa straziante».
 
Senza contratti, senza tutele
I venditori ambulanti di fiori non sono la sola categoria che soffre in questa terra. Sulla costa, a Molfetta, sono rimasti senza lavoro pescatori, lavapiatti, camerieri: tutte le figure professionali della filiera della ristorazione. Lavoratori senza contratti, quindi senza tutele.
«Poiché nelle parrocchie i volontari più anziani hanno, loro malgrado, dovuto rinunciare a prestare il loro fondamentale servizio, abbiamo dovuto centralizzare la distribuzione degli aiuti alimentari – spiega il direttore, don Cesare Pisani –. Ma ci siamo presto accorti che non era sufficiente questa riorganizzazione, perché nel frattempo era aumentata anche la domanda. Così abbiamo dovuto introdurre dei buoni spesa. Grazie alla generosità del nostro vescovo, oltre ai pacchi viveri distribuiamo ticket che si possono spendere nei negozi della città per l’acquisto di generi di prima necessità».
Poi ci sono gli emarginati, che ora rischiano di essere completamente abbandonati a loro stessi: rom, anziani psichiatrici, senza tetto. «Nelle campagne fuori da Terlizzi, una famiglia ha occupato una rimessa abbandonata che era utilizzata dai contadini per ricoverare gli attrezzi del lavoro. Vivono in 13, tra questi 8 bambini, senza acqua corrente e luce. Sono originari di Taranto, erano emigrati in Germania e si erano spostati in Lombardia. Quando hanno saputo che il governo avrebbe impedito gli spostamenti hanno cercato di tornare a casa e si sono fermati qui. Il comune sta intervenendo, ma i tempi per trovare una soluzione saranno più lunghi, data l’emergenza in corso», allarga le braccia Bisceglia.
 
Le bollette sono scadute
Sul fronte sanitario, si teme l’arrivo dell’onda di piena dei contagi dal nord. La regione Puglia ha alzato le paratie, potenziando i reparti di terapia intensiva negli ospedali. Si spera che la corsa del virus rallenti e che i posti alla fine saranno sufficienti per assistere tutti coloro che si ammaleranno. Anche su questo capitolo la Chiesa ha fatto la sua parte. A Terlizzi una casa di spiritualità è stata messa a disposizione per i medici e gli infermieri.
«Non abbiamo ancora molti casi, anche se la paura che l’infezione si diffonda anche qui è forte – osserva don Pisani –. Nel frattempo, però, il virus sta facendo venire al pettine i nodi irrisolti di questo territorio. L’economia informale di cui tante famiglie vivono ha mostrato tutti i suoi limiti. Le misure del governo tutelano chi è dentro al mercato del lavoro, ma chi sta ai margini è abbandonato a se stesso. Nel frattempo, però, le bollette del gas e della luce sono scadute e c’è chi ha già ricevuto l’avviso di sospensione del servizio. Se nessuno si muove, dovremo intervenire noi, prima che sia troppo tardi».
 
Francesco Chiavarini