Home Page » Attivita' » Progetti » Italia » Emergenza COVID-19 » L'impegno Caritas » Nei territori » Massa, mano tesa ai piccoli imprenditori 
Massa, mano tesa ai piccoli imprenditori   versione testuale
4 giugno 2020

Andare avanti sempre. Per aiutare le persone in difficoltà. Nonostante le difficoltà di operare in un tessuto economico già compromesso anche prima dell’emergenza Covid-19. In una zona come la Lunigiana, in cui l’età media è estremamente elevata. E potendo operare solo grazie al supporto di volontari. Così, in estrema sintesi, si può riassumere la situazione della Caritas diocesana di Massa Carrara - Pontremoli durante la pandemia di coronavirus.
«Non potendo contare su operatori stipendiati ma solo su volontari – racconta il direttore, Almo Puntoni – fin da subito abbiamo cercato di mettere in sicurezza e tranquillità le persone in fascia di rischio. Quindi, in un primo momento, abbiamo chiuso le attività del centro di ascolto per poterle riorganizzare e continuare a offrire supporto a chi aveva bisogno. Le due mense che operano in diocesi, invece, siamo riuscite a tenerle aperte anche grazie alla collaborazione della protezione civile, continuando a garantire una cinquantina di pasti al giorno, seppur da asporto, per l’impossibilità di garantire la sicurezza dei commensali dentro le nostre strutture. Le Caritas parrocchiali, vero punto di forza del nostro sistema, si sono quasi tutte riorganizzate, riuscendo anche a coinvolgere un buon numero di giovani che si sono messi a disposizione».
I centri d’ascolto sono stati subito riattivati in modalità telefonica e, dopo pochissimi giorni, hanno ricominciato a funzionare a pieno regime. «La nostra organizzazione si basa su centri d’ascolto vicariali, che raccolgono le necessità, per poi smistare i bisogni alle parrocchie di riferimento. Il nostro lavoro è coordinare gli interventi e, in questa fase, supportare il lavoro delle parrocchie garantendo tutti gli aiuti necessari per affrontare le tantissime richieste straordinarie che si sono aggiunte all’ordinaria amministrazione. Tante le famiglie che si sono rivolte a noi per la prima volta, così come persone nelle condizioni di vita più svariate, per esempio diversi lavoratori degli spettacoli viaggianti, ambulanti e giostrai, e addirittura alcune prostitute... Tutte istanze che abbiamo raccolto, monitorato e indirizzato alle parrocchie di competenze che, seppur con tempi diversi, hanno risposto benissimo alle sollecitazioni. Abbiamo dovuto chiudere, invece, l’accoglienza per le persone senza dimora; troppo piccola per poterla mettere in sicurezza. Ma abbiamo comunque assicurato un’accoglienza dignitosa a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta con altre modalità».
 
A fianco anche dei minori
Particolare attenzione è stata poi rivolta ad alcune piccole realtà imprenditoriali della zona, andate in sofferenza durante i mesi del blocco. «La nostra è una zona depressa dal punto di vista economico – spiega Puntoni –: non solo siamo ultimi in Toscana, ma gli indicatori ci collocano a livello dì diverse province del meridione d’Italia. Per questo l'attenzione alla piccola imprenditoria è sempre stata un priorità anche nella nostra diocesi, concretizzata sia grazie al supporto del progetto Policoro (progetto organico della Chiesa italiana, cui partecipa anche Caritas, nel tentativo di dare una risposta concreta al problema della disoccupazione), sia con il sostegno diretto a persone che vogliono avviare o devono condurre un’iniziativa micro-imprenditoriale, tramite finanziamenti e prestiti agevolati. Il turismo, uno dei comparti economici principali nel nostro territorio, rischia di subire perdite importanti, e con esso tutto l'indotto. Per questo, con il supporto della Pastorale diocesana del lavoro, abbiamo scelto di sostenere alcune piccole realtà costrette a rimanere ferme durante i mesi di lockdown, mantenendo comunque i contatti con le associazioni di categoria per poter intervenire in maniera organica su più livelli».
In attesa della riapertura totale la Caritas diocesana di Massa si sta attrezzando per il futuro. «Abbiamo già messo in condizione i centri di ascolto di poter riaprire per effettuare i colloqui de visu, attrezzandoli con tutti i protocolli necessari per poterlo fare in sicurezza. Stiamo, inoltre cercando di raccogliere quanti più contributi esterni possibili (privati, fondazioni, bandi) per essere pronti a garantire una risposta adeguata anche in un futuro che appare alquanto incerto. Finora abbiamo distribuito alle parrocchie il necessario per coprire i bisogni ma, ne siamo consapevoli, serviranno altri aiuti straordinari, dato che in alcuni Comuni non sono ancora stati distribuiti i buoni spesa. Ci stiamo inoltre muovendo, insieme alla Pastorale giovanile, per cercare di organizzare qualche risposta alle situazioni di povertà, anche educativa, di bambini e adolescenti, offrendoci di supportare le parrocchie nell’organizzazione dei centri estivi, al fine di garantire anche ai più piccoli una sorta di ritorno alla normalità. A piccoli gruppi, in sicurezza, con modalità nuove: qualcosa crediamo sia comunque giusto offrire. Per questo abbiamo messo a disposizione fondi per coprire alcune spese di gestione».
Organizzarsi per il ritorno alla normalità. Anche se la normalità, forse, dovrà essere un po’ diversa da prima. «Il lockdown ci ha messo davanti a un bivio – conclude Puntoni –: tornare al modello precedente o cercare qualcosa di nuovo? Visti i danni economici e sociali che stiamo cercando di tamponare, prodotti dal modello che ci ha condotto fino a qui, credo valga la pena fare una riflessione importante su quale dovrà essere il nostro futuro. Se non per noi, almeno per le generazioni che verranno».
 
Ettore Sutti