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Sistema rallentato, solidarietà scatenata   versione testuale
10 luglio 2020

«Per far fronte all’emergenza sanitaria che ha travolto il paese in questi ultimi mesi non abbiamo inventato nulla, abbiamo semplicemente potenziato i servizi che erano già presenti sul territorio. Dopo un primo momento di smarrimento ci siamo guardati in faccia e abbiamo deciso che era importante rafforzare e dare continuità, data la situazione, ai progetti che avevamo in corso». Don Marco Lai è il direttore della Caritas diocesana di Cagliari. «Durante il periodo dell’emergenza sanitaria i centri d’ascolto hanno continuato a funzionare, i front office sono rimasti tutti operativi, così come lo sportello di supporto psicologico che, certo, abbiamo potenziato in seguito all’aumento delle richieste di aiuto. Il Covid-19 ha destabilizzato tante persone e tante famiglie, non soltanto sul piano economico. Sappiamo quanto il sovraindebitamento destabilizzi le persone, per questi motivi abbiamo potenziato le azioni di intervento. Anche il centro che sostiene le persone che vivono particolari situazioni di disagio, che soffrono di malattie mentali o di grave solitudine, è rimasto sempre aperto, così come la mensa per i poveri».
L’impegno della Caritas diocesana del capoluogo sardo continua costante, a servizio delle persone più fragili, anche nella fase estiva. Come in altre parti del paese, anche qui si è ritenuto importante mantenere, rafforzare e garantire i servizi primari, anche nell’ottica del contenimento della diffusione del contagio. E in questo senso molto importante è stato l’impegno dei giovani volontari. «Abbiamo chiesto aiuto ai più giovani, affinché sostituissero coloro che per l’età non potevano continuare a prestare servizio. E ci siamo riusciti, hanno risposto in molti».
Nelle settimane più difficili, un’attenzione particolare è stata prestata alle persone senza dimora, proprio nella prospettiva di offrire misure di protezione ai soggetti più fragili. Nella stagione fredda, era ormai consuetudine che molti enti e parrocchie si attivassero per offrire alloggio e riparo agli homeless del territorio cagliaritano. «Nei mesi dell’emergenza abbiamo così potenziato alcuni alloggi, li abbiamo resi disponibili per un numero maggiore di persone senza dimora. L’impegno non si è fermato a quello. Così, recentemente, grazie alla collaborazione con il comune, abbiamo inaugurato una nuova struttura di accoglienza, con 29 posti letto».
 
Nei padiglioni della Fiera
I disagi causati dal coronavirus, naturalmente, anche in Sardegna vanno oltre l’area delle persone che già prima della crisi vivevano in condizioni di fragilità, povertà ed esclusione. Molte famiglie sono in difficoltà, anche a causa del sistema economico rallentato e che fatica a ripartire. Il turismo, anzitutto, che per l’isola è una fonte primaria di lavoro e di reddito. «L’emergenza sanitaria – continua don Marco Lai – ha portato a un aumento delle richieste di aiuto alimentare, ma non solo. Registriamo un aumento generalizzato della povertà e delle fragilità, soprattutto in relazione a coloro che già vivevano in condizioni difficili, che il virus ha accentuato. Fortunatamente possiamo dire che la solidarietà si è “scatenata”: anche se non abbiamo mai fatto appelli pubblici, siamo stati letteralmente “sommersi” da diverse manifestazioni di aiuto. Abbiamo aperto un centro straordinario nei padiglioni della Fiera e sempre in collaborazione con altri enti abbiamo assistito con aiuti alimentari, da aprile a oggi, 3.100 nuclei familiari. Al fine di evitare assembramenti, per la maggior parte i pacchi sono stati consegnati a domicilio, grazie come dicevo all’aiuto dei numerosi volontari giovani. A fine giugno il centro è stato chiuso, ma circa 6-700 famiglie hanno ancora bisogno del nostro aiuto, per questo sono state indirizzate ai centri di ascolto e agli empori già da prima presenti nel territorio. Dobbiamo ringraziare molte persone per la disponibilità e per la grande generosità. Gli operatori della grande distribuzione, i commercianti, gli imprenditori, i comuni. Siamo riusciti anche nell’intento di creare una rete solidale di collaborazione con tanti gruppi parrocchiali, caritativi, di volontariato. È stato importante condividere idee ed esperienze. E tutto questo è stato possibile anche grazie alla Consulta diocesana delle associazioni di volontariato. Ogni anno facciamo la formazione di base non solo per i volontari Caritas, ma per tutta la rete della Consulta. Questa formazione, in questo frangente di grande difficoltà, ha dimostrato tutta la sua utilità».

Maria Assunta Casati