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I legami con la Cina, tra virus e minerali   versione testuale
22 aprile 2020

Ciò che più di tutto ha indotto la Guinea a misure preventive tempestive, già da gennaio e ben prima dell’ingresso del primo caso belga, è l’intenso legame che lega la Guinea alla superpotenza cinese: si temeva che la minaccia provenisse dal colosso asiatico, e non senza motivo. Le intense relazioni con la Cina caratterizzano del resto buona parte dell’Africa: almeno 2 milioni di cinesi vivono, lavorano e viaggiano nel continente, circa 82 mila studenti africani studiavano in Cina nel 2018, almeno 850 mila passeggeri aerei cinesi hanno toccato l’Africa nel solo 2019 attraverso centinaia di voli diretti.
Il legame è speciale con la Guinea proprio grazie all’enorme impegno che la Cina dimostrò durante l’epidemia di Ebola nel 2014, offrendo personale, medicinali, attrezzature, soldi e cibo allo stato africano, che versava in una crisi senza precedenti. Il legame si è poi arricchito e intensificato in più ambiti, soprattutto nel sostegno a sviluppo economico, infrastrutture, agricoltura, salute, comunicazione e formazione di risorse umane. Una fratellanza tangibile: la Guinea è un grande cantiere a cielo aperto. Molti sono i giganteschi lavori in via di realizzazione nella capitale, come all’interno del paese, soprattutto per la costruzione di strade, quasi tutti appaltati a compagnie cinesi: non è esagerato affermare che attualmente il paese dipende del tutto dalla potenza asiatica, rispetto alla quale mostra un’economia complementare.
Questo ha impatti diretti non solo sulla quotidianità: da tempo i bambini guineani che vedono un bianco per strada non dicono più «francese!», ma «cinese!». Quanto ai fondamentali dell’economia, il 94% delle esportazioni nazionali totali nel 2019 si sono dirette verso la Cina e la sola vendita della bauxite, minerale fondamentale per la produzione dell’alluminio, che rappresenta il 91% del totale dell’export guineano, è interamente diretta verso il gigante asiatico. [f.m.]