Nella morsa della guerra (comunicato stampa del 19 luglio 2006)   versione testuale
La Caritas chiede che le armi tacciano e avvia interventi d'urgenza per 2,5 milioni di euro

«Il Libano brucia, stanno distruggendo il nostro Paese! Porti, aeroporti, ponti, quartieri residenziali, depositi di carburante, niente è risparmiato». È il drammatico appello che il presidente della Caritas Libano, padre Louis Samara ha lanciato ieri alla rete internazionale. Il numero degli sfollati ha preso ormai le dimensioni di un esodo: sono centinaia di migliaia le persone in fuga, in un Paese che conta poco più di tre milioni di abitanti. Nei giorni scorsi anche Caritas Gerusalemme denunciava un «tragico deterioramento» della situazione nella striscia di Gaza, con «la popolazione ridotta alla fame, senza acqua e medicinali».

Amaro è il commento di mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana: «Mentre restiamo accanto e sosteniamo con rinnovato sforzo le popolazioni dell’Indonesia colpite da un nuovo disastro naturale, dobbiamo purtroppo constatare come gli uomini sappiano produrre devastazioni anche più profonde. I demoni della guerra – aggiunge Nozza - si sono scatenati in Medio Oriente e nessuno sembra in grado, o vuole, fermarli. Ogni contendente ha le sue ragioni. Israele, la cui popolazione continua a subire violenza e attacchi terroristici, ha diritto a vivere in pace e i palestinesi ad avere una patria, ma rimaniamo profondamente amareggiati dalla incapacità e scarsa incisività dei singoli Governi, della comunità e della diplomazia internazionale nel far valere un immediato cessate il fuoco e il rispetto delle convenzioni internazionali, per porre un freno all'uccisione di innocenti e al moltiplicarsi dei profughi».

Alla Caritas Libano, che nel paese ha una struttura capillare, è stato chiesto dal governo di occuparsi di 50.000 famiglie di sfollati, in gran parte accolte provvisoriamente in strutture pubbliche, come le scuole, nelle città di Tiro e Beirut. Servono immediatamente viveri, acqua e medicinali, soprattutto per bambini e anziani. Il caldo dell’estate e i frequenti black out dell’elettricità peggiorano ulteriormente la situazione. Fra i rifugiati vi sono anche un migliaio di lavoratori stranieri, in gran parte iracheni, per i quali la Caritas ha messo a disposizione nel quartiere di Kesrouan un convento delle suore della Carità.

La Caritas Italiana si unisce agli sforzi della rete internazionale per far fronte alle richieste di aiuto che vengono da tutto il Medio Oriente e sollecita la più ampia solidarietà di singoli, gruppi e comunità. In Libano per i primi soccorsi occorrono 1.300.000 euro, che si aggiungono a 1.165.000 euro necessari per far fronte agli interventi in atto a Gaza. Sono anche stati intensificati i contatti con Ong israeliane, con le quali Caritas Italiana collabora da tempo, per sostenere interventi d’urgenza.