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 "Una nuova vita" 
Martedì 26 Luglio 2011
"Una nuova vita"   versione testuale
di Danilo Feliciangeli, operatore Caritas Italiana a Lampedusa
 
Probabilmente Ahmed (nome di fantasia) non avrebbe mai immaginato cosa sarebbe successo di lui e del suo Paese di lì a poco.
 
Era una persona importante in Tunisia, nella “sua” Zarzis, una persona stimata e forse temuta: lavorava per la “protezione civile”, una sorta di guardia nazionale, i fedelissimi del presidente dittatore Ben Alì. Era anche membro del “partito”, un rappresentante locale di rilevo, lui, giovane poco più che trentenne.
  
In realtà Ahmed dimostra più anni di quelli che ha; deve essere stata una vita intensa la sua, che ha segnato il suo volto olivastro, il suo naso storto, forse ricordo di qualche pugno ricevuto.
  
Ahmed era un uomo importante, quindi, un giovane brillante, che parla arabo, inglese, francese, italiano ed un po’ di tedesco… Ma all’improvviso il suo mondo è cambiato, il suo futuro brillante si è dissolto nel nulla, come il profumo dei gelsomini, che ha inebriato questa primavera araba.
  
In quel caos delle settimane della rivolta tunisina, dopo la caduta di Ben Alì, il suo destino è stato segnato: mentre il popolo tunisino gioiva per la fine di un incubo c’era chi, come lui, stava perdendo tutto, chi si vedeva costretto a scappare, per paura della rivoluzione, delle rappresaglie e forse delle vendette.
 
Così alla prima occasione si è imbarcato verso l’Italia: era il 21 gennaio. Ed è stato uno dei primi ad arrivare a Lampedusa.
  
Ahmed potrebbe essere la risposta a molte nostre domande. Gli italiani in quei giorni si sono chiesti perché i tunisini scappassero dal loro Paese proprio quando era arrivata la rivoluzione… Forse i primi che sono arrivati non la volevano la rivoluzione, forse scappavano proprio da quella rivoluzione.
 
E quando sono arrivati la voce si è sparsa: «È stato facile, nessuno più controlla, le porte dell’Europa sono aperte!». E così molti altri sono seguiti, molti giovani dopo aver cambiato il loro Paese si sono concessi una vacanza in Europa, alla ricerca di quella libertà che non avevano mai avuto.
  
Ahmed ha vissuto a Lampedusa per sei mesi, ha cercato di integrarsi, è stato ospitato da lampedusani, è stato accolto in parrocchia, è stato aiutato dalla Caritas, ha fatto piccoli lavori, per passare il tempo, più che per il bisogno di soldi.
  
E adesso la sua domanda di protezione internazionale è stata accolta, adesso è libero di girare l’Italia e di costruirsi una nuova vita.
   
Le cose per lui non sono andate come immaginava, non voleva venire in Italia, non voleva rubare il lavoro agli italiani, non voleva spacciare nei pressi della stazione centrale, non voleva andare nelle banlieue francesi, voleva costruirsi la vita nel suo Paese.
 
Ma la storia è cambiata, ed ora è in Italia.