Lavorare per la pace (comunicato stampa del 17 agosto 2006)   versione testuale
Sulla via del ritorno centinaia di migliaia di sfollati. La Caritas impegnata a sostenerli nei villaggi di origine. Ma soprattutto a ritentare un cammino di riconciliazione

«Il Libano, un paese mille volte distrutto e mille volte ricostruito!». Così padre Louis Samaha, presidente di Caritas Libano. «Da lunedì scorso, appena iniziata la tregua, si sono formate lunghe file di automobili che ritornavano nei villaggi del sud, malgrado gli appelli a una maggior prudenza. Le famiglie desiderano tornare alle loro case, nella speranza di ritrovarle ancora intatte, ma per molte di loro questa speranza sarà delusa».

Da questo e altri messaggi giunti traspare comunque una incoraggiante nota di ottimismo e di speranza. Nonostante il triste aggiornamento dei danni causati dal conflitto, fornito dalle Nazioni Unite: 1.084 morti, 3.700 feriti, 973.334 sfollati. Di essi, ben 565.000 hanno trovato rifugio presso altre famiglie e 220.000 sono invece usciti dal paese. Colpite 29 grandi infrastrutture (porti, aeroporti, centrali), danneggiate 9.630 km di strade (distrutti 145 ponti), e 175 imprese commerciali tra fabbriche, mercati e fattorie. Ben 7.000 le abitazioni distrutte (ma altre fonti indicano cifre al raddoppio), vale a dire almeno 50.000 persone senza casa. I danni globali sono stimati a 6 miliardi di dollari, più di un quarto del reddito nazionale annuo. I villaggi e le città bombardate sono 350 in Libano e 50 in Israele. A tutti questi innocenti, libanesi o israeliani, la nostra solidarietà.

Ora la Caritas Libano è obbligata a cambiare rapidamente strategia, passando dall'organizzazione dell'assistenza di 87.000 persone in 330 punti di accoglienza raggiunti dai 36 settori regionali di Caritas Libano, all'accompagnamento nei villaggi di origine e a progettare i primi interventi di ricostruzione. Il compito più difficile è tuttavia ritentare un cammino di riconciliazione negli elementi della società che vorrebbero ancora usare la violenza. Una prova della credibilità di Caritas Libano è stato il dono di 60 tonnellate di viveri ricevuto alcuni giorni fa dagli Emirati Arabi Uniti. «Aiuti non sollecitati» precisa padre Samaha, «ma è degno di nota che uno stato musulmano abbia scelto di aiutare un'organizzazione legata alla Chiesa». Tutta la rete Caritas è chiamata a sostenere il pesante compito che attende la Caritas Libano. Senza peraltro dimenticare la crisi che in toni oggi più silenziosi continua nella striscia di Gaza, dove le limitate possibilità della Caritas Gerusalemme sono messe a dura prova.

Per una pace duratura, lungo è il cammino di riconciliazione. Perché una pace fragile, dimenticata dall'opinione pubblica, dalla solidarietà e non costruita sulla ricerca negoziale della giustizia per tutti, si trasforma facilmente in nuovo conflitto.