Guerra infinita (comunicato stampa del 4 agosto 2006)   versione testuale
La Caritas Italiana continua a raccogliere fondi per sostenere interventi d’urgenza pari a 2,5 milioni di euro. Servono subito corridoi umanitari

«Non riusciamo a raggiungere i villaggi più isolati, non c'è sicurezza per i nostri operatori. Dopo la breve tregua seguita al massacro di Cana le ostilità sono riprese con maggiore intensità». Da Caritas Libano arriva un bollettino di guerra vero e proprio, mentre le fonti ufficiali parlano già di un milione di sfollati, 830 morti e 3300 feriti, di cui la metà bambini.

Intanto da una parte si afferma che la guerra continuerà per settimane, mentre dall'altra centinaia di razzi lanciati alla cieca su Israele mirano volutamente a colpire i civili. «Nessuno vuole veramente fermare le armi e questo conflitto continua a mietere vittime - afferma mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, che chiede amareggiato: «Perché i corridoi umanitari promessi tardano ad entrare in funzione?». I rifugiati presi in cura dalla Caritas Libano sono ormai 81.000, e le richieste d'aiuto aumentano in tutte le 38 sedi regionali dislocate nel paese. A Tiro, che contava 100.000 abitanti, sono rimaste 15.000 persone. È stato distrutto anche il ponte sul litorale di Damour, l'unico che ancora collegava il sud del paese con Beirut.

Cresce inoltre "l'emergenza nell'emergenza", rappresentata dai lavoratori stranieri che vogliono rimpatriare: sri-lankesi, filippini, etiopici. Il Migrant Center della Caritas Libano è l'unica struttura che si occupa di queste persone, su richiesta delle stesse ambasciate. Dopo i primi 226 già accompagnati al confine con la Siria, altri 1.000 sono in attesa e si calcola che presto saranno 5.000. L'operazione è svolta in coordinamento con organizzazioni siriane e con la Caritas Sri Lanka. Su richiesta delle autorità libanesi, la Caritas assiste anche 200 donne straniere detenute, rilasciate perché il carcere è a rischio di attacchi aerei. «Stanno assottigliandosi le scorte di viveri e medicinali», denuncia Georges Khoury, direttore della Caritas Libano, che rinnova l'appello affinché «i rifornimenti, che cominciano ad arrivare al porto di Beirut possano essere effettivamente distribuiti».

Da Gaza, Claudette Habbash, direttrice di Caritas Gerusalemme, è altrettanto preoccupata: «Gaza è sull'orlo di una catastrofe. L'equipe sanitaria da noi attivata raggiunge oltre mille famiglie in 23 località della Striscia, e anche a Nablus, in Cisgiordania, abbiamo inviato un convoglio di viveri e di medicinali, consegnato dallo stesso patriarca Mons. Michel Sabbah. Tuttavia la scarsità di elettricità, di acqua, il mancato pagamento dei salari stanno riducendo la popolazione allo stremo».

La solidarietà e la denuncia contro l'uso sistematico della forza per risolvere le contese non devono fermarsi al momento dell'emergenza. Caritas Italiana rinnova dunque l’appello ad aderire alla raccolta fondi lanciata, assicurando che, oltre al costante impegno per la pace e al sostegno agli interventi d'urgenza in atto nell'area per circa 2,5 milioni di euro, continuerà a fornire aiuti alle popolazioni locali per tutto il periodo necessario a ristabilire condizioni di vita normale.