Il sangue degli innocenti (comunicato stampa dell'1 agosto 2006)   versione testuale
Dalla Caritas nuovo appello a deporre le armi e aiuti più consistenti. In Libano saranno presto 120.000 gli sfollati assistiti, mentre sono oltre mille le famiglie raggiunte dalla Caritas a Gaza

«Quando tutti gli occidentali avranno lasciato il Paese, inizierà la vera guerra e saremo abbandonati al nostro destino». È questa la grande paura di Najla Chahda, che dirige il Centro per Immigrati di Caritas Libano e chiede tra lo sconforto: «Quanti giorni, settimane o mesi dobbiamo ancora aspettare perché vengano ascoltate le nostre grida e si arrivi ad un cessate-il-fuoco?». La terribile strage di Cana ha dato un duro colpo alle speranze di pace. Anche a Tiro ora si scava tra le macerie, alla ricerca di 65 persone che mancano all'appello, dopo i bombardamenti, ma ormai Beirut e tutto il Libano sono irriconoscibili, rispetto a solo 15 giorni fa. Sono quasi un milione di sfollati, un terzo della popolazione. Colonne senza fine che intasano le strade. Almeno 150.000 persone hanno trovato rifugio nelle scuole. Anche tutti gli altri edifici pubblici sono occupati e purtroppo almeno 30.000 persone sono ancora bloccate nei villaggi del Sud, al confine con Israele. Anche in questo paese la popolazione vive nella paura e subisce gli attacchi di Hezbollah, che causano vittime innocenti.

Caritas Italiana, da 30 anni impegnata in tutto il Medio Oriente con progetti di ricostruzione, kit sanitari, scuola, agricoltura e microrealizzazioni, condanna fermamente la violenza e torna a chiedere il massimo impegno della comunità internazionale e delle diplomazie per fermare la spirale della vendetta. Aderisce anche all’appello della Caritas Internazionale, e sollecita il governo italiano a promuovere in tutte le sedi opportune:

- l'immediata fine delle ostilità
- la creazione di un corridoio umanitario
- la possibilità per gli operatori umanitari di lavorare in sicurezza
- la liberazione dei soldati israeliani prigionieri a Gaza e in Libano e il rilascio dei ministri dell'Autorità Palestinese arrestati da Israele
- il dispiegamento di una forza internazionale di pace nel Libano meridionale
- rinnovati sforzi per portare una pace durevole in tutta la regione.

«Non ci resta che sperare in un miracolo, altrimenti impazziremo, ma il nostro lavoro continua». Così finisce un recente messaggio ricevuto dalla Caritas Libano, che con i suoi 3.000 volontari assicura l'assistenza a 75.550 sfollati, ma si prevede che aumenteranno, nei prossimi giorni, fino a 120.000. Le scorte, in particolare dei medicinali, cominciano però a scarseggiare. L'apertura di un corridoio umanitario è dunque indispensabile e dalla Siria la Caritas locale si sta mobilitando per una prima spedizione.

Nel dramma non va dimenticata Gaza, che vive, per ragioni diverse, una situazione ugualmente tragica. La Caritas Gerusalemme rifornisce di kit sanitari i medici locali, e organizza distribuzione di viveri alle fasce più deboli della popolazione, ormai ridotte alla fame. Nell'ultimo mese ha garantito aiuti a 1074 famiglie.