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Una guerra che deve cessare (comunicato stampa del 26 luglio 2006)   versione testuale
All'avvio della Conferenza di Roma sul Libano, la Caritas chiede ai partecipanti ogni sforzo per giungere ad un cessate il fuoco, creare le condizioni di dialogo, garantire gli aiuti umanitari. Intensifica gli interventi nelle zone colpite e rinnova l’appello alla solidarietà.

«Ogni sforzo sia messo in pratica perché nelle tre aree di conflitto, Nord Israele, Libano e striscia di Gaza tacciano le armi e si creino le condizioni di dialogo per arrivare finalmente a un accordo che garantisca a ognuno la pace e la sicurezza e consenta una capillare distribuzione degli aiuti umanitari». Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, in apertura dell'attesa Conferenza di Roma sul Libano, auspica anche di poter «intensificare gli interventi in atto, grazie ad una sempre crescente risposta solidale. Oltre i riflettori del momento – aggiunge - vogliamo ricordare anche l'Iraq, dove la serie di attentati terroristici sembra senza fine, i nuovi focolai di tensione in Sud Sudan, Somalia e Afghanistan, e tutti i conflitti più o meno nascosti che solo con una costante attenzione da parte dell'opinione pubblica possono trovare spazio nell'agenda politica e una speranza di soluzione”.

In Libano sono ormai 300.000 i profughi presenti a Beirut. Di questi, 75.000 sono completamente presi in carico da Caritas Libano che distribuisce derrate alimentari, prodotti igienici e medicine, utensili da cucina. Le cliniche mobili, cioè ambulanze attrezzate, si sono trasformate in cliniche d'urgenza e si spostano nei vari centri di accoglienza. Le assistenti sociali organizzano momenti di svago per i bambini e gruppi di informazione sulle norme da seguire in situazioni di emergenza. Sono state installate docce e distribuiti prodotti igienico-sanitari. Aumentano le richieste di aiuto da parte di villaggi isolati, difficilmente raggiungibili, perché anche i mezzi di trasporto sono presi di mira dagli attacchi aerei. Due convogli con aiuti alimentari e generi di prima necessità sono partiti per Békaa Est, Baalbeck e Békaa Nord.

«La vera forza della Caritas sta nella rete di 3.000 volontari distribuita in tutto il paese, in 38 centri periferici». Afferma con convinzione il direttore di Caritas Libano, Georges Khoury, che sottolinea: «i volontari offrono il loro servizio per aiutare i nuovi venuti, per intrattenere i bambini, per facilitare gli interventi di urgenza per le persone malate. Ad esempio, a Beirut, nel solo quartiere di Achrafieh, 250 volontari si avvicendano dalle 7 del mattino alle 10 di sera. In questo periodo estivo ai volontari già attivi si aggiungono sempre più numerosi gli studenti universitari. Per i villaggi del sud – aggiunge Khoury - si è riusciti a organizzare un sistema di trasferimento di denaro per acquisti sul posto, grazie anche alla collaborazione dei supermercati. Alcuni rifornimenti cominciano però a scarseggiare e si spera nella promessa apertura di un corridoio umanitario».

Resta critica anche la situazione a Gaza, dove Caritas Gerusalemme sostiene interventi sanitari in collaborazione con il ministero della salute dell'Autorità palestinese. Sono stati distribuiti 23 kits (medicine e materiale) ai medici e altri 10 sono in preparazione. Ma la clinica mobile di Caritas Gerusalemme è attualmente bloccata e non può raggiungere i malati. Si assistono inoltre 750 famiglie e si sta preparando un convoglio di viveri in collaborazione con altri organismi. «Manca acqua e cibo, e manca la luce, non ci sono nemmeno candele. I bambini hanno paura, soprattutto di notte». L’appello di p. Manuel Musallam, parroco e unico prete cattolico di Gaza, va oltre la richiesta di aiuti ed evidenzia «la tragedia di un popolo, vittima di una guerra che deve cessare».