Emergenza umanitaria (comunicato stampa del 21 luglio 2006)   versione testuale
Domenica 23 luglio giornata di preghiera e penitenza. La Caritas moltiplica gli sforzi

Corridoi umanitari, cessate-il-fuoco e preghiera. È l'accorato appello del Santo Padre per il Medio Oriente, dove la popolazione civile continua a subire le conseguenze più pesanti degli scontri e delle violenze in atto. La Caritas Italiana aderisce alla giornata di preghiera e penitenza indetta da Benedetto XVI per domenica prossima e invita tutte le Caritas diocesane ad un pieno coinvolgimento per invocare dal Signore il dono della pace e chiedere che vengano illuminati gli sforzi di quanti lavorano al dialogo e alla ricerca di strade condivise e di quanti si adoperano per alleviare le conseguenze della guerra.

Costante è l'attenzione della Caritas Italiana, in collegamento con la rete internazionale, a tutta la regione e l'impegno nel fornire aiuti a tutte le popolazioni colpite. Seguiamo con apprensione l'estendersi degli attacchi anche in Galilea e in particolare a Nazareth, mentre in Libano continua a crescere il numero dei profughi. «Si sono attivati gruppi di giovani per aiutare e confortare le famiglie dei rifugiati – riferiscono gli operatori locali – e le comunità cristiane hanno messo a disposizione le loro strutture per accogliere quanti fuggono, cristiani e musulmani, senza distinzione. Una relativa calma ci ha permesso di raggiungere le diverse regioni del paese per visitare i centri di accoglienza, anche se la distruzione sistematica di tutti i ponti a sud di Beirut rende difficile la circolazione».

In coordinamento con gli altri organismi attivi sul posto, la Caritas si sta occupando soprattutto dei servizi igienico-sanitari, della fornitura di medicine e della distribuzione di viveri. Le cliniche mobili e il personale sanitario della Caritas visitano regolarmente i centri di accoglienza. Per il momento il mercato locale è in grado di fornire quanto è necessario, ma il Vescovo di Tiro ha invocato una tregua umanitaria, per permettere ai rifugiati di raggiungere luoghi più sicuri e per poter fornire loro una quantità sufficiente di beni di prima necessità.