Il progetto esprime una sottolineatura relativamente nuova nel Paese per quanto riguarda il modo di affrontare i problemi dei poveri: la coscienza e la conoscenza dei propri diritti quale precondizione per agire in favore della pace e della giustizia.

La Caritas del Bangladesh e la Commissione Episcopale "Giustizia e Pace" hanno elaborato un progetto triennale (gennaio 2002-dicembre 2004) che si propone anche di costruire nelle comunità di villaggio i meccanismi per risolvere pacificamente i conflitti, soprattutto quelli che danneggiano le classi povere, nonché di preparare gli animatori di base per educare alla giustizia e alla pace. Il progetto è iniziato con una serie di seminari per rendere capaci di "leggere" il territorio, la pubblicazione di una "newsletter" (notiziario/circolare) e di materiale di formazione. Sono stati divulgati anche dei sussidi con indicazioni per la protezione legale e l'assistenza giuridica vera e propria, quando essa si rende necessaria. La difficoltà più frequente, notata alla fine del secondo anno del progetto, è proprio l'ignoranza delle leggi dello Stato, che prolunga e accresce la naturale tendenza dei prepotenti al sopruso verso i deboli. Nell'affrontare le situazioni del quotidiano, si analizzano le differenze fra diritti di base già stabiliti e diritti umani da perseguire, senza dimenticare che esistono anche i doveri civili, per arrivare poi alla formazione specifica sulla soluzione non violenta dei conflitti e sui metodi sbagliati per affrontarli.

Il progetto, animato da un esperto legale, interessa tutte le diocesi del Bangladesh per oltre 200 villaggi e richiede un budget di funzionamento di 18.000 euro all'anno. Di questi, il 40% circa è stato destinato alla concreta risoluzione di conflitti per via giudiziaria, altrimenti non risolvibili. La nuova mentalità che questo progetto aiuta a nascere sta dando un significativo impulso al senso di dignità che ad ogni uomo deve essere garantita. La Caritas Italiana lo appoggia e lo propone a tutti i benefattori.