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Diario da Haiti - 7 gennaio 2013   versione testuale

Il 7 gennaio ad Haiti, a tre anni dal sisma che ha colpito il paese caraibico, la visita nella capitale Port-au-Prince di una delegazione ufficiale di Caritas Italiana, guidata dal Direttore don Francesco Soddu. Nel racconto di Maria Chiara Cugusi della Caritas diocesana di Cagliari e nei video di Maurizio di Schino (TV2000) la cronaca dei primi incontri a partire dai progetti di scolarizzazione avviati.
 

La missione della Delegazione della Caritas Italiana e della Caritas Sardegna a Port-au-Prince, in occasione del terzo anniversario dal sisma, inizia con la visita all’Ecole mixte Saint Charles Borromee, dove la Caritas garantisce -  nell’ambito del terzo ciclo di studi - un finanziamento triennale destinato agli stipendi degli insegnanti, all’acquisto dei libri, alla mensa (oltre 200mila dollari in tutto). Trentacinque insegnanti in tutto, 723 bambini (641 nella struttura di Croix des Bouquets e 82 nel campo per sfollati di Corail, seconda sede della scuola), 800 famiglie beneficiarie, la scuola primaria e secondaria è gestita dai padri Scalabriniani e dalle Suore domenicane della Presentazione. Obiettivo, garantire un’istruzione di qualità accessibile a tutti. «Qui ad Haiti - sottolinea padre Giuseppe Durante, missionario scalabriniano, dal ’95 ad Haiti - la scuola è riservata a chi può pagare: noi vogliamo dare un segnale nuovo, favorire un’istruzione democratica. In questi tre anni abbiamo fatto grandi progressi, questa è una delle migliori scuole di questo distretto».
 
Il quartiere della sede principale è Croix des Bouquets, il municipio più esteso a livello territoriale, mezzo milione di abitanti in tutto. Le sei suore, quattro colombiane e due haitiane, sono affiancate da operatori volontari, con specializzazioni diverse, dagli psicologi agli assistenti sociali. «Sono fiero della mia scuola - racconta James, classe terza media - studio qui da otto anni, e ringrazio la Caritas per aver reso possibile un’educazione di qualità». Tra i punti di forza anche l’alfabetizzazione per 72 mamme dei bambini, il programma sulla non violenza portato avanti in collaborazione con l’AFSC (American Friends Service Committee), e la collaborazione con altre organizzazioni, oltre che con il Ministero dell’educazione haitiano. L’assistenza sanitaria è garantita dalla Klinic Saint Sprit.
 
La scolarizzazione si inserisce in un programma integrato mirante allo sviluppo sostenibile: nell’ambito dell’attività della fondazione FHRD (Fondation Haitienne pour le Relèvement et le Développement) nata qualche mese dopo il terremoto (attualmente dà lavoro a 140 persone), Caritas Italiana ha finanziato l’avvio di una cooperativa sociale, con diverse attività connesse (per un totale di 500mila dollari), tra cui un magazzino alimentare comunitario, una decina di cantieri edili e il "Villaggio colomba” (13 case costruite nel rispetto delle norme anti-sismiche).
 
Un progetto che alimenta lo sviluppo sostenibile, innescando una rete di vendite di prodotti locali, che ha avuto un ruolo di apri-pista nei confronti di altre organizzazioni. Grazie all’intervento di Caritas Italiana, oggi la Fondazione gestisce circa 5 milioni di dollari, sviluppando opportunità di lavoro. «La Caritas ha contribuito a dare impiego a numerose persone - sottolinea il presidente della Fondazione Isaac  Xavier -. Ho scelto di partecipare a questo progetto come volontario, perché ciò che si sta facendo risponde alle mie vedute.  Caritas Italiana non solo ha finanziato il progetto, ma soprattutto ha creduto in questa scommessa».
 
L’attenzione alla scolarizzazione trova conferma nel Centro educativo delle Figlie di Maria Ausiliatrice a La Croix des Bouquets: nella scuola primaria e secondaria costruita da Caritas Italiana e dalla Delegazione regionale delle Caritas della Sardegna le lezioni dovrebbero iniziare a febbraio: le 14 aule complessive ospiteranno 700 bambini. Già attivo l’orfanotrofio destinato a 150 bambine (attualmente 120), portato avanti da quattro suore salesiane affiancate da una quindicina di volontarie. Le bambine sono arrivate qui lo scorso gennaio, segnalate dalle salesiane impegnate nelle altre case di accoglienza di Haiti (una quindicina in tutto). Le bimbe per il 75% sono orfane di almeno un genitore. «Con questo progetto abbiamo vinto la sfida più grande dopo il terremoto - sottolinea suor Rose Monique, responsabile dell’amministrazione del progetto -: trasformare il disastro in opportunità». Strutture che «danno un’importante prospettiva futura a un popolo che ha necessità di recuperare e rifondare la propria identità - ha sottolineato don Francesco Soddu, direttore Caritas Italiana -. Una porzione di Chiesa viva, pronta a spendersi in tutto». Un progetto che vede impegnata in prima linea anche la Delegazione regionale delle Caritas della Sardegna, con un contributo di oltre 623mila euro, frutto di un’azione corale. «Una presenza che nobilita l’indole dei sardi - continua il direttore di Caritas Italiana - e dimostra il desiderio di essere presenti nel mondo. Auspico che la Sardegna continui a portare avanti progetti futuri che vadano a integrare ciò che è già in atto«. «Questo progetto è una conferma dell’efficacia del metodo Caritas - sottolinea don Roberto Sciolla, Delegato regionale della Sardegna - : sono orgoglioso della destinazione dei nostri fondi».