26 Giugno 2025

PeaceMed come forma di advocacy. Dalla denuncia alla creazione di reti

A introduzione di Migramed (Salerno, 23-26 giugno) don Marco Pagniello spiega lo stile Caritas

Il progetto PeaceMed è stato portato a Migramed – l’evento promosso da Caritas Italiana sui temi connessi alle migrazioni – come esempio di coinvolgimento della comunità e di interazione con le istituzioni. A farlo è stato lo stesso direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, di cui riportiamo una parte dell’intervento:

Un pilastro fondamentale dell’azione di Caritas è l’advocacy, un impegno costante di animazione e stimolo sociale. Nel proprio Statuto Caritas definisce così questa missione: “stimolare l’azione delle istituzioni civili e una adeguata legislazione” (art. 3) che non escluda e lasci indietro gli ultimi. Fare advocacy per Caritas significa portare all’attenzione della società e della politica le istanze dei poveri, dei migranti, dei vulnerabili, affinché nessuno sia dimenticato.

Va sottolineato che l’approccio Caritas non è solo di denuncia delle ingiustizie. Certo, la denuncia profetica di ciò che non va – dalle violazioni dei diritti umani alle carenze nell’accoglienza – è doverosa. Ma accanto a questa voce critica, Caritas opera in modo costruttivo: costruisce reti e relazioni, promuove cultura e accompagna le persone nel concreto. In altre parole, il suo è un “no” alle ingiustizie unito sempre a un “sì” propositivo a nuove soluzioni. L’advocacy non è dunque una rivendicazione astratta, bensì una «promozione integrale della persona» che spesso comporta lavorare insieme ai servizi pubblici, tessere collaborazioni sul territorio e sostenere decisioni che tutelino i più deboli.

È proprio con questo spirito che è nato anche Peacemed, un progetto promosso da Caritas Italiana per la travagliata e affascinante regione del Mediterraneo, un’area crocevia di culture, di storie intrecciate e di tensioni irrisolte. Il progetto mira ad affrontare, in modo integrato, le sfide della regione, rafforzando le competenze delle organizzazioni della società civile delle tre sponde del Mediterraneo sul tema della “Pace come bene comune”. Ai giovani in particolare, intesi quali attori di cambiamento e costruttori di una rete di collaborazione transnazionale, è affidato il compito di costruire ponti laddove ci sono muri e di tessere le trame di un dialogo in grado di supera i confini.

La carità guida questo cammino, ricordandoci che l’unica via percorribile è quella della fraternità che ci chiede di riconoscere l’altro come parte di noi stessi. La carità ci spinge a creare comunità inclusive, in cui nessuno venga lasciato indietro, e ci chiama al dovere di “farci prossimi“, di prenderci cura gli uni degli altri con la stessa premura che riserviamo ai nostri cari.

Per Caritas Italiana, Peacemed è solo il principio di un cammino più vasto, un percorso che non si ferma alle parole ma che cresce nelle azioni condivise, nelle alleanze costruite giorno dopo giorno. La pace, dopotutto, è un’eredità collettiva, una responsabilità che esige coraggio, e la volontà di includere anche chi ci sembra più lontano.

Questo stile pedagogico e partecipativo si traduce in tante iniziative che invitano all’incontro. L’advocacy Caritas è dunque fatta di relazioni: con le istituzioni, con le altre associazioni, con le comunità locali.

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PeaceMed as a form of advocacy

The PeaceMed project was brought to Migramed – the event promoted by Caritas Italiana on migration issues – as an example of community involvement and interaction with institutions. It was the director of Caritas Italiana himself, don Marco Pagniello, of whom we report part of the speech:

A fundamental pillar of Caritas’ action is advocacy, a constant commitment to animation and social encouragement. In its Statute Caritas defines this mission as follows: ‘to stimulate the action of civil institutions and adequate legislation’ (art. 3) that does not exclude and leave behind the last ones. Advocacy for Caritas means bringing to the attention of society and politics the demands of the poor, migrants, the vulnerable, so that no one is forgotten.

It must be emphasised that the Caritas approach is not just about denouncing injustice. Certainly, the prophetic denunciation of what is wrong – from violations of human rights to shortcomings in reception – is necessary. But alongside this critical voice, Caritas operates constructively: it builds networks and relationships, promotes culture and accompanies people in the concrete. In other words, its is a “no” to injustice always combined with a proactive “yes” to new solutions.

Advocacy is therefore not an abstract claim, but an “integral promotion of the person” that often involves working together with public services, weaving partnerships on the ground and supporting decisions that protect the weakest.

It is precisely with this spirit that Peacemed was born, a project promoted by Caritas Italiana for the troubled and fascinating region of the Mediterranean, an area at the crossroads of cultures, intertwined histories and unresolved tensions. The project aims to address, in an integrated manner, the challenges of the region by strengthening the skills of civil society organisations from the three shores of the Mediterranean on the theme of “Peace as a Common Good”. Young people in particular, understood as actors of change and builders of a transnational cooperation network, are entrusted with the task of building bridges where there are walls and weaving the threads of a dialogue capable of transcending borders.

Charity guides this path, reminding us that the only way forward is that of fraternity, which asks us to recognise the other as part of ourselves. Charity urges us to create inclusive communities, in which no one is left behind, and calls us to the duty of ‘making ourselves closer’, of caring for one another with the same concern we reserve for our loved ones.

For Caritas Italiana, Peacemed is only the beginning of a broader journey, a journey that does not stop at words but grows in shared actions, in alliances built day after day. Peace, after all, is a collective inheritance, a responsibility that demands courage, and the will to include even those who seem most distant.

This pedagogical and participatory style translates into many initiatives that invite encounter. Caritas advocacy is therefore made up of relationships: with institutions, with other associations, with local communities.

Aggiornato il 18 Luglio 2025