
Emergenza in Terra Santa: i palestinesi muoiono in trappola
È dal 7 ottobre 2023 che la Terra Santa viene dilaniata dalla guerra. Una guerra che però perdura da oltre settant’anni e che colpisce le popolazioni civili. L’attacco terroristico compiuto da Hamas e la conseguente offensiva militare lanciata da Israele, con l’obiettivo dichiarato di smantellare il gruppo armato, hanno generato nella Striscia di Gaza una crisi umanitaria di dimensioni catastrofiche.
Dal 15 settembre 2025, le forze armate israeliane hanno avviato in tutta la Striscia un’operazione di terra su larga scala, intensificando le violenze di una guerra che ha declinato se stessa commettendo veri e propri “urbicidi”: vale a dire, la distruzione sistematica di città e l’uccisione indiscriminata di civili. Di interi quartieri, ormai rasi al suolo, rimangono solo gli scheletri delle fondamenta di palazzi un tempo pieni di vita. E i bombardamenti non smettono, continuando a colpire aree densamente popolate, aggravando la già critica situazione umanitaria.
A Gaza, oltre 2 milioni di persone vivono intrappolate sotto assedio, prive di accesso sicuro a beni essenziali come acqua potabile, alimenti, cure mediche e ripari. Il 5 maggio 2025, il governo israeliano ha approvato il piano “Carri di Gedeone”, che prevede il controllo militare permanente dell’intera Striscia. Secondo i dati del Ministero della Salute di Gaza al 17 settembre 2025, sono stati uccisi oltre 65 mila palestinesi, di cui 20 mila sono bambini. Fra i bambini rimasti ancora in vita si registrano almeno 28mila casi di grave malnutrizione. Il 92% delle abitazioni è distrutto o gravemente danneggiato, 1,9 milioni di persone risultano sfollate, e almeno 470.000 vivono in condizioni di fame estrema.
Il sistema sanitario è al collasso, con ospedali fuori uso e carenza cronica di medicinali e personale. Quasi il 90% delle scuole è distrutto o inutilizzabile, mentre una crisi ambientale in continua espansione – alimentata da acque reflue non trattate e dalla diffusione di malattie – peggiora ulteriormente le condizioni di vita (fonte: OCHA – ochaopt.org).
La comunità internazionale fatica a trovare soluzioni concrete, mentre aumentano gli appelli umanitari e le iniziative civili per rompere l’assedio. Tra queste, la Global Flotilla, una coalizione internazionale di navi cariche di aiuti umanitari e attivisti, ha tentato di forzare il blocco navale imposto su Gaza per portare beni di prima necessità alla popolazione civile.
Anche in Cisgiordania la situazione rimane estremamente grave. Dal gennaio 2024, oltre 900 palestinesi sono stati uccisi, in un contesto di crescente violenza da parte dei coloni, incursioni militari e demolizioni di abitazioni e infrastrutture civili, soprattutto nell’Area C, sotto pieno controllo israeliano. Secondo gli ultimi dati OCHA (aprile 2025), oltre 44.000 persone risultano sfollate. Il tasso di disoccupazione ha superato il 35%, aggravando ulteriormente la crisi economica e sociale del territorio.
La risposta della rete Caritas
In questo contesto drammatico, la rete Caritas ha attivato un vasto piano di risposta umanitaria, con l’obiettivo di raggiungere oltre 1,6 milioni di persone vulnerabili a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. L’intervento, che mobilita risorse per oltre 61 milioni di dollari, ha incluso attività in diversi ambiti cruciali:
- Assistenza sanitaria: Caritas Gerusalemme ha garantito servizi di salute primaria e distribuito farmaci essenziali attraverso la clinica a Gaza City, e altri punti medici mobili distribuiti in tutta la striscia, raggiungendo quasi 30.000 persone, in una situazione in cui la rete sanitaria pubblica è al collasso.
- Distribuzione di cibo e beni di prima necessità: sono stati forniti kit alimentari e igienici a oltre 1.000 beneficiari in condizioni di estrema precarietà.
- Supporto economico diretto: attraverso la distribuzione di buoni economici, sono state sostenute circa 8.000 persone tra Gaza e Cisgiordania, permettendo alle famiglie di acquistare beni essenziali in modo dignitoso e flessibile.
- Sostegno psicosociale: in una situazione di trauma collettivo diffuso, circa 700 persone hanno ricevuto assistenza psicosociale a distanza e altre migliaia partecipano alle attività psicosociali organizzate in tutta la Striscia, con un focus particolare su minori e famiglie sfollate.
Nel complesso, l’intervento della rete Caritas ha avuto un impatto diretto su decine di migliaia di persone, in un contesto in cui i bisogni umanitari continuano ad aumentare ogni giorno. Nonostante la perdita di operatori sul campo – Viola Al‘Amash, tecnica di laboratorio, e Issam Abedrabbo, farmacista – Caritas Gerusalemme ha continuato a operare con dedizione e resilienza, diventando un punto di riferimento per le comunità locali.
L’impegno di Caritas Italiana
Caritas Italiana sostiene da decenni i progetti di Caritas Gerusalemme e altri partner locali, promuovendo interventi di emergenza, programmi socio-pastorali, percorsi di pace e riconciliazione. Dal 2019 partecipa al gruppo di accompagnamento di Caritas Gerusalemme, contribuendo a una nuova visione strategica fondata sulla collaborazione con le parrocchie locali.
A oggi Caritas Italiana ha stanziato:
- 1,385 milioni di euro per gli interventi d’urgenza a Gaza,
- 51.000 euro per progetti di pace promossi da ONG israeliane come Friendship Village e Neve Shalom.
Sono state avviate campagne di sensibilizzazione, raccolte fondi, missioni sul campo e attività di advocacy a livello nazionale e internazionale. Tra queste, la petizione per un cessate il fuoco umanitario e l’apertura di corridoi per gli aiuti, firmata da Caritas Internationalis e sostenuta da Caritas Italiana. Nello specifico:
- Il governo israeliano cessi immediatamente le atrocità e le persecuzioni contro i palestinesi di
Gaza e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. - Cessate il fuoco immediato e permanente per porre fine all’insopportabile perdita di vite
umane e alla sofferenza umana. - Rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani e di tutti i palestinesi detenuti arbitrariamente.
- Accesso umanitario immediato, sicuro e su larga scala per le organizzazioni umanitarie
indipendenti e professionali. - Garantire la protezione di tutti i civili, con particolare attenzione a bambini, donne e famiglie.
- La fine dell’occupazione illegale del territorio palestinese da parte dello Stato di Israele, in
conformità con il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia (CIG) del 19 luglio. - Tutti gli altri Paesi devono interrompere il sostegno militare allo Stato di Israele o qualsiasi altro
sostegno che lo aiuti o favorisca in queste atrocità.
Nuovi progetti
Nel luglio 2025 Caritas Italiana ha lanciato un nuovo programma di interventi in Terra Santa, del valore di oltre 260.000 euro, con tre obiettivi principali:
- fornire aiuti umanitari immediati ai più vulnerabili a Gaza e in Cisgiordania;
- avviare un percorso di riabilitazione socioeconomica per i disoccupati in Cisgiordania;
- promuovere il dialogo tra israeliani e palestinesi.
Il programma si articola in tre progetti. Il primo, in Cisgiordania, prevede tirocini lavorativi per 30 disoccupati, assistenza alimentare per 140 famiglie, supporto psico-sociale per bambini e genitori, e cure mediche e sociali per almeno 80 anziani. Il secondo progetto si concentra sulla parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, con la distribuzione di beni per l’igiene personale a circa 500 persone. Il terzo progetto continua un percorso di educazione alla pace avviato da oltre 30 anni, con corsi semestrali in otto università israeliane, volti a favorire la comprensione reciproca tra giovani israeliani e palestinesi. Particolare, ma non esclusiva, attenzione è rivolta alla comunità cristiana, recentemente colpita da gravi attacchi.
I progetti sono finanziati da Caritas Italiana, con il sostegno di Caritas Ambrosiana e CSI.
Costruire la pace: un impegno concreto
Oltre all’assistenza umanitaria, Caritas promuove percorsi di riconciliazione, dialogo e giustizia. Il programma PeaceMed, avviato nel 2024, coinvolge 30 operatori da 19 Paesi, con l’obiettivo di creare una rete regionale per la pace e la collaborazione transnazionale nel Mediterraneo.
L’esperienza della Terra Santa ci ricorda ogni giorno che non ci può essere sviluppo senza giustizia, né giustizia senza pace. In questo tempo segnato da sofferenze immani, Caritas ribadisce il suo impegno per la dignità e i diritti di ogni persona, e rinnova l’appello a fermare la violenza, proteggere i civili e ricostruire relazioni basate sul rispetto e sulla convivenza.
Sostieni l’intervento di Caritas Italiana in Terra Santa: donazioni.caritas.it
Aggiornato il 24 Settembre 2025