Dopo anni di lavoro in un contesto complesso e in costante evoluzione, si è concluso il progetto BRAT, finanziato dalla Cooperazione Italiana e realizzato in Bosnia-Erzegovina con l’obiettivo di promuovere una gestione della migrazione più ordinata, sicura e responsabile.
Caritas Italiana opera nel Paese dagli anni ’90 e conosce bene la fragilità dei flussi migratori lungo la rotta balcanica: movimenti continui, instabilità e frequenti emergenze che espongono le persone in transito – in particolare minori non accompagnati, famiglie e donne – a vulnerabilità prolungate, traumi e violenze. Per molti anni la risposta si è concentrata soprattutto sui grandi centri di accoglienza temporanea, necessari ma spesso insufficienti a garantire protezione specializzata e condizioni dignitose.
La visione BRAT: servizi diffusi, supporto psicosociale e rafforzamento locale
Per affrontare queste criticità, BRAT ha sviluppato una strategia basata su tre pilastri principali.
- Potenziamento e diversificazione dei servizi
Il progetto ha promosso il passaggio da modelli centralizzati a servizi più piccoli, specializzati e flessibili, radicati nelle comunità locali. Case protette, centri diurni e spazi sociali offrono risposte più mirate alle esigenze dei diversi gruppi di persone in transito. - Salute e supporto psicosociale
L’impatto del trauma e della precarietà richiede un approccio informato alla protezione. BRAT ha garantito continuità nell’assistenza medica e un accompagnamento psicosociale dedicato, orientato a rafforzare resilienza, stabilità emotiva e benessere mentale. - Formazione locale e coesione sociale
Il progetto ha promosso il dialogo tra migranti e comunità ospitanti, e ha investito nella formazione delle istituzioni bosniache – ministeri, centri per il welfare, enti locali – affinché possano proseguire in autonomia la gestione dei servizi di accoglienza.
Le SOP: un’eredità operativa per il futuro
Elemento centrale del progetto sono state le Standard Operating Procedures (SOPs), documenti che definiscono standard, flussi operativi, misure di protezione, protocolli anti-violenza e strumenti di monitoraggio.
Le SOP rappresentano l’“impianto operativo” del modello BRAT: garantiscono qualità, adattano gli standard internazionali al contesto locale e, soprattutto, sono state formalmente trasferite alle istituzioni bosniache, che ne diventano le custodi e responsabili nel lungo periodo.
I tre livelli di intervento
Le SOP si articolano in tre tipologie di servizi implementati nel Paese:
- Centri per minori di Sarajevo e Bihać, dedicati a minori stranieri non accompagnati e minori locali vulnerabili, con percorsi individualizzati di sviluppo e protezione.
- Day Center nelle aree di confine, dove famiglie, persone in transito e minori ricevono supporto di base, orientamento legale, attività educative e referral ai servizi sanitari.
- Social Corner all’interno dei centri di accoglienza, spazi sicuri per attività sociali e di espressione, fondamentali per ridurre stress, isolamento e tensioni.
Un modello che resta
BRAT lascia un’eredità solida: un modello operativo condiviso, servizi replicabili e partner locali formati. Caritas Italiana e i partner italiani – IPSIA e Croce Rossa – insieme alle organizzazioni locali Caritas BiH, EMMAUS e Croce Rossa BiH, continueranno a sostenere la qualità dell’accoglienza lungo la rotta balcanica.
Caritas Italiana rinnova il proprio impegno affinché la migrazione sia affrontata con competenza, coordinazione e rispetto dei diritti umani. Un grazie particolare va agli operatori e ai volontari che lavorano in prima linea, e alle persone in movimento, la cui resilienza continua a essere una testimonianza concreta di forza e speranza.
Aggiornato il 21 Novembre 2025






