
Gli aiuti umanitari devono essere gestiti dalle Nazioni Unite e non da altri soggetti (come la Gaza Humanitarian Foundation). È la richiesta principale di un appello sottoscritto da oltre 200 organizzazioni tra le quali Caritas Internationalis e Caritas Italiana, che in questi mesi ha continuato a seguire e a sostenere le attività di Caritas Gerusalemme.
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Durante la tregua a Gaza operavano 400 punti di distribuzione degli aiuti. Ora i siti sono stati ridotti a quattro, controllati dai militari, costringendo oltre due milioni di persone a recarsi in zone sovraffollate e militarizzate a rischio della vita.
“In meno di quattro settimane, oltre 500 palestinesi sono stati uccisi e quasi 4.000 feriti mentre cercavano di accedere al cibo o di distribuirlo”. Il blocco governativo del sistema umanitario “perpetua un ciclo di disperazione, pericolo e morte”, mentre organizzazioni umanitarie esperte sarebbero pronte a fornire assistenza su larga scala. Ad oltre cento giorni dalla reintroduzione del blocco quasi totale da parte delle autorità israeliane, le condizioni sono peggiorate come non mai.
Il testo dell’appello descrive la situazione dal punto di vista sanitario, sociale, le violenze quotidiane, le vittime soprattutto tra donne e bambini.
“L’approccio della Gaza Humanitarian Foundation viola i principi fondamentali dell’aiuto umanitario”.
La richiesta alla comunità internazionale è a “sostenere il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, compresi i divieti di sfollamento forzato, gli attacchi indiscriminati e l’impedimento degli aiuti”.
In particolare i firmatari chiedono a tutti gli Stati terzi di:
- adottare misure concrete per porre fine al blocco e sostenere il diritto dei civili di Gaza di accedere in sicurezza agli aiuti e alla protezione;
- esortare i donatori a non finanziare programmi di aiuto militarizzati che violano il diritto internazionale, ignorano i principi umanitari e rischiano di essere complici di atrocità;
- sostenere il ripristino di un meccanismo di coordinamento unificato, guidato dalle Nazioni Unite, che segua il diritto umanitario internazionale e includa l’UNRWA, la società civile palestinese e la più ampia comunità umanitaria”.
Tutto ciò unito a un cessate il fuoco immediato e duraturo, al rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri detenuti arbitrariamente, al pieno accesso umanitario e alla fine dell’impunità per i responsabili di questa situazione.
- Il testo integrale dell’appello (originale in inglese | traduzione in italiano)
Aggiornato il 6 Luglio 2025