
A seguito della recente introduzione di un protocollo che impone misure discriminatorie nell’accesso alle cure mediche, la situazione dei migranti haitiani nella Repubblica Dominicana si è fatta oltremodo preoccupante.
Dal 21 aprile 2025, infatti, in 33 ospedali pubblici del Paese è richiesta ai pazienti haitiani la presentazione di un documento d’identità, un certificato di lavoro e una prova di residenza. In assenza di tali documenti, le persone vengono sì curate, ma successivamente deportate, anche se in condizioni di salute critiche, come donne in travaglio o madri con neonati.
Questa pratica, oltre a violare diritti umani fondamentali, ha creato un clima di paura generalizzata, allontanando i migranti haitiani – spesso già in condizioni di estrema vulnerabilità – dai servizi sanitari essenziali. La presenza costante di agenti dell’immigrazione e delle forze armate agli ingressi degli ospedali è vista come una grave minaccia alla sicurezza delle persone e una violazione delle linee guida delle Nazioni Unite, che raccomandano la netta separazione tra servizi pubblici e autorità migratorie (“firewall”), per garantire a tutti l’accesso a salute, istruzione e servizi fondamentali senza il timore di repressione.
Nel solo primo semestre del 2025, sono già oltre 86.000 i cittadini haitiani deportati dalla Repubblica Dominicana. Un dato allarmante che si inserisce in un contesto segnato da crescenti episodi di razzismo, xenofobia e incitamento all’odio, aggravati da politiche migratorie indiscriminate e repressive.
Di fronte a questa emergenza umanitaria, diverse organizzazioni religiose e realtà della società civile – tra cui Azione Verapaz, ASCALA, Clamor, Radio Seybo, CSEM, SMR Scalabriniani, MOSCTHA, OBMICA e altre – hanno sottoscritto un appello rivolto alla comunità internazionale e alle autorità dominicane. Le richieste sono chiare e urgenti:
- l’implementazione di “firewall” nei servizi pubblici;
- una moratoria immediata sulle deportazioni collettive;
- l’apertura di indagini su atti di violenza e discriminazione;
- politiche inclusive e rispettose della dignità umana;
- il sostegno a percorsi di regolarizzazione per i migranti già presenti sul territorio.
La presenza di Caritas Italiana
Caritas Italiana è vicina alla popolazione di Haiti dal 2010 e condivide le preoccupazioni espresse dalle organizzazioni, con alcune delle quali ha in atto forme di collaborazione.
Ad Haiti Caritas Italiana interviene sostenendo progetti di formazione, inclusione sociale, socioeconomici ed emergenziali soprattutto in seguito al terremoto del 2021 che ha causato oltre duemila vittime. Recentemente Caritas Italiana, con i fondi essi a disposizione dalla CEI, ha attivato un intervento coordinato con cinque partner locali – tra cui Caritas Haiti – per rispondere concretamente alle esigenze della popolazione più colpita. L’intervento si concentra sull’assistenza alimentare, sanitaria e sulla protezione dell’infanzia e delle persone più vulnerabili. Le attività si svolgono nella capitale e in quattro dipartimenti del Sud del Paese, dove si registrano significativi flussi di sfollati interni.
Nella Repubblica Dominicana Caritas Italiana, con fondi della Conferenza Episcopale, collabora con le Suore Scalabriniane dell’organizzazione ASCALA per portare sostegno concreto alla popolazione migrante haitiana, nello specifico alle donne che vivono nei bateyes di San Pedro de Macorís e nelle zone di frontiera della Repubblica Dominicana.
Attraverso il progetto “Caminos de esperanza”, si mira a sostenere donne capofamiglia prive di documenti. Uno dei principali mezzi di sussistenza per queste donne è la vendita informale di alimenti, di abbigliamento e, in alcuni casi, la gestione di un piccolo negozio domestico.
La mancanza di regolarizzazione migratoria e le politiche restrittive in materia di immigrazione nel Paese espongono queste donne a un rischio costante di deportazione.
Il progetto fornisce sostegno legale, formazione e accompagnamento per sviluppare le loro attività imprenditoriali, così da migliorare la sicurezza alimentare delle famiglie e rafforzare l’inclusione sociale.
Aggiornato il 9 Maggio 2025