1 Maggio 2025

Primo Maggio. Quando il lavoro non basta

La Repubblica (art. 1 della Costituzione) è fondata sul lavoro e lo tutela (art. 35).

Il lavoro è elemento essenziale nella vita delle persone. Dà senso alla loro esistenza, consente a ognuno di dare il proprio contributo alla comunità, permette di avere le risorse per vivere.

Ma non è per tutti così.

L’ultimo rapporto di Caritas Italiana su povertà ed esclusione sociale in Italia (2024), “Come fili d’erba. Risposte di speranza”, dedica ampio spazio al fenomeno del “lavoro povero”.

Un elemento di allarme sociale che si coglie dai dati Istat diffusi lo scorso 17 ottobre, riguarda proprio i lavoratori: continua infatti a crescere in modo preoccupante la povertà tra coloro che possiedono un impiego. Complessivamente questa situazione tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori (se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato, rispetto al 14,7% del 2022).

L’aumento dei cosiddetti “working poor” è un dato che spaventa e sollecita, segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale.

Il dato è confermato dalle informazioni che raccoglie la rete Caritas. Una persona su quattro (23%) tra le quelle accompagnate dalle Caritas diocesane ha un’occupazione. Che non basta per vivere dignitosamente.

Dal messaggio dei Vescovi italiani per la Giornata del Lavoro:

La «mano invisibile» del mercato non è sufficiente a risolvere i gravi problemi oggi sul tappeto. È la nostra mano visibile che deve completare l’opera di con-creazione di una società equa e solidale e continuare a seminare speranza. Infatti, «i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza» (Spes non confundit, 7).

 

Aggiornato il 1 Maggio 2025