18 Luglio 2025

Advocacy. Quattro giorni per capire e agire il cambiamento

Scuola Estiva con Caritas Italiana. Roma, 14–17 luglio 2025

La Scuola Estiva di Advocacy ha rappresentato un’occasione preziosa di formazione, confronto e crescita per 25 operatori e operatrici provenienti da 13 Caritas diocesane e 10 delegazioni regionali. Un gruppo eterogeneo, accomunato dal desiderio di avvicinarsi al tema dell’advocacy come strumento concreto per incidere sulle politiche pubbliche e favorire processi di giustizia sociale, superando da un lato la logica della risposta assistenziale immediata, dall’altro quella della sostituzione del pubblico.

COMPRENDERE L’ADVOCACY PER POTERLA PRATICARE

Il percorso si è aperto con la lezione del politologo Andrea Pritoni, che ha fornito un quadro chiaro e accessibile sul significato dell’advocacy e sulle sue implicazioni politiche. Ha evidenziato che si tratta di un’attività legittima e coerente con la missione Caritas, e non di una forma “opzionale” o rischiosa di intervento. Particolarmente utile è stata la distinzione tra advocacy (lobbying indiretto) (rivolta all’opinione pubblica e alla società civile) e lobbying diretto (interazione con i decisori), che ha permesso di riflettere su quali strategie siano più efficaci a seconda del contesto e delle risorse disponibili.

COMUNICARE IL CAMBIAMENTO: IL RUOLO DEI MEDIA

Un altro tassello fondamentale è stato offerto da Matteo Montanaro, esperto di comunicazione strategica, che ha guidato i partecipanti a comprendere meglio come funziona il mondo dell’informazione in Italia e cosa significa “entrare nei media”. La lezione ha mostrato quanto sia importante costruire una notizia, renderla interessante e riconoscibile per le redazioni, e come gestire strumenti pratici come comunicati stampa, rassegne, press kit. Un invito forte a non sottovalutare il potere della comunicazione nella costruzione del consenso e del cambiamento.

GIUSTIZIA AMBIENTALE E SOCIALE: UN BINOMIO INSEPARABILE

L’intervento di Andrea Cavalleroni e Andrea Sbarbaro, dell’associazione Cittadini Sostenibili, di Genova ha aiutato a collocare l’advocacy anche dentro le sfide ambientali. La crisi climatica, hanno spiegato, non è neutra: colpisce più duramente chi è già vulnerabile. Per questo, la transizione energetica deve essere anche sociale, finanziata con strumenti adeguati e portata avanti in modo equo. Un messaggio particolarmente vicino alla sensibilità Caritas: non c’è giustizia climatica senza giustizia sociale.

CONVERGERE PER RESISTERE: IL CASO GKN

Con il racconto di Gea Scancarello, giornalista esperta di inchieste sociali, si è entrati nella concretezza di una mobilitazione dal basso: la vicenda della GKN, impresa che nel 2021 è stata chiusa dall’oggi al domani e che ha provocato il licenziamento di 422 operai e operaie. Quella che era nata come una vertenza sindacale è diventata nel tempo una mobilitazione collettiva che ha unito lavoratori, cittadinanza attiva, realtà ecclesiali e sociali. Un esempio potente di come la convergenza tra attori diversi possa generare processi duraturi, solidali e trasformativi. “Insorgere per convergere. Convergere per insorgere” non è solo uno slogan, ma una visione politica.

L’ADVOCACY NEI TERRITORI: DIALOGARE CON LE ISTITUZIONI

La sessione promossa da Alessandro Ciglieri con Teresa Mulas e Laura Utzieri della Regione Sardegna, e con il contributo di don Marco Statzu, ha mostrato in modo concreto che è possibile fare programmazione sociale partecipata, se si costruiscono spazi di collaborazione tra istituzioni e soggetti del terzo settore. Il lavoro fatto in Sardegna, nella redazione dei piani regionali contro la povertà, è stato un esempio virtuoso di co-costruzione, che potrebbe ispirare altre esperienze.

L’EUROPA COME SPAZIO PER INCIDERE

Tre interventi hanno aiutato a “spostare lo sguardo” verso l’Unione Europea come spazio politico e partecipativo.

  • Giulia Rossolillo, docente di diritto europeo, ha evidenziato i limiti democratici dell’UE, ancora segnata dalla sua origine economica e dal predominio degli Stati membri su temi cruciali come bilancio, difesa e politiche fiscali. Serve rafforzare il ruolo dei cittadini e dei territori.
  • Federico Anghelé, attivista di The Good Lobby, ha illustrato in modo molto concreto strumenti di lobbying civico e partecipazione attiva, come le Iniziative dei Cittadini Europei (ECI), le consultazioni pubbliche, i position paper. Ha invitato le Caritas a diventare attori del processo europeo, con alleanze e competenze.
  • Luca Menesini, rappresentante italiano al Comitato Europeo delle Regioni, ha sottolineato che le politiche europee si costruiscono anche nei territori. Ha richiamato il valore della governance multilivello e la necessità di far emergere maggiormente l’Europa che già agisce nelle comunità, spesso in modo invisibile ma con effetti molto concreti.

VOCI DAI PARTECIPANTI: COSA CI PORTIAMO A CASA

Nella restituzione finale, molte e molti partecipanti hanno condiviso un sentimento di rinnovata consapevolezza: l’advocacy non è un mestiere per esperti, ma una responsabilità collettiva, che può e deve essere coltivata. È emersa con forza la volontà di fare rete, imparare insieme, sperimentare nei territori, abbandonando pregiudizi e rassegnazione. La Caritas può e deve avere un ruolo centrale nel promuovere una società più giusta.

Aggiornato il 20 Luglio 2025