24 Novembre 2023

Dare voce e coraggio alle donne vittime di violenza

Oltre cento Caritas attive contro la violenza di genere. Il progetto Ruth.

«L’ha picchiata per strada davanti ai bambini e l’unico ad averla aiutata è stato un uomo anziano che passava di là e l’ha difesa, l’ha protetta. Solo lui».

L’incipit è quello di un episodio specifico, raccontato presso un centro di ascolto Caritas, ma potrebbe essere quello di tante storie di donne dove il comune denominatore è la violenza.

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne (25 novembre), Caritas Italiana ricorda le tante donne che anche in questo 2023 hanno subito abusi, maltrattamenti finanche la morte, a causa della scellerata violenza ingiustamente perpetrata nei loro confronti.

Secondo l’Istat, nei primi 3 trimestri del 2023 le chiamate al 1522, il numero nazionale antiviolenza e stalking, sono state 30.581 (erano 22.553 nel 2022 e 24.699 nel 2021). La maggior parte delle donne intercettate, il 64,5%, racconta di aver subito violenza per anni. Dei 295 omicidi compiuti in Italia nel 2023 e fino al 19 novembre scorso, tra le vittime ci sono 106 donne, di cui 87 uccise in ambito familiare/affettivo, e 55, in particolare, per mano del partner/ex partner.

La Caritas è impegnata da anni nell’accompagnamento e nella protezione delle donne che si rivolgono ai servizi presenti sul territorio richiedendo per loro ascolto, sostegno, solidarietà e protezione. In particolare, grazie all’esperienza avviata nell’ambito del progetto Microcredito di libertà promosso dal Ministero delle Pari Opportunità in collaborazione con ABI, ENM e Federcasse, Caritas Italiana ha promosso una rete nazionale denominata “Progetto Ruth” che coinvolge 19 Caritas diocesane (Alba, Vigevano, Vicenza, Trento, Pordenone, Ferrara, La Spezia, Pistoia, Terni, Pesaro, Chieti, Frosinone, Salerno, Potenza, Conversano, Catanzaro, Catania, Nuoro) impegnate a livello regionale ad assistere e accompagnare donne vittime di violenza economica nel richiedere finanziamenti di microcredito sociale.

Il progetto Ruth

La denominazione del progetto evoca una figura biblica tra le più coinvolgenti. La condivisione del pane passa attraverso l’esperienza del lavoro che deve fare Ruth, e Noemi, nella relazione con Ruth, scopre di poter dare ancora, di non essere vuota come persona. In questa esperienza di scambio, le due donne trovano sostegno vicendevole e forza per ricominciare e nel fare memoria della loro precarietà, del loro dolore e dalla solitudine, si scoprono nuove e più forti.

Caritas Catanzaro-Squillace

La violenza economica è una forma di violenza domestica che attraverso condizionamenti come il controllo delle spese, il divieto di utilizzare il proprio denaro, l’inconsapevole sottoscrizione di finanziamenti o garanzie, conduce la donna ad una ulteriore grado di sottomissione e controllo. Ancora una volta la privazione dei mezzi di sussistenza agisce sul grado di autonomia di una persona e la condiziona, alimentandone fragilità e solitudine. In questo caso anche la violenza. Condizioni di vulnerabilità sociale come lo stato di disoccupazione, una crisi di liquidità o ancora le sopraggiunte condizioni di non autosufficienza, un aumento delle spese non derogabili per il nucleo familiare diventano così un ostacolo difficile da superare se non sono adeguatamente supportate.

Non a caso, anche nel recente rapporto su povertà ed esclusione sociale di Caritas Italiana – “Tutto da perdere” – il dato sulle problematiche di tipo familiare ha una incidenza sulle condizioni di fragilità economica. Di tutte le persone accompagnate nel corso del 2022 da Centri d’ascolto e servizi Caritas, dislocati in oltre duecento diocesi, una persona su cinque tra gli italiani che si rivolgono alle Caritas, per lo più donne, manifesta una problematica di tipo familiare. Ciò chiama in causa quegli aspetti e quelle dimensioni della vita umana che influenzano la condizione di benessere psicofisico della persona e che possono rievocare proprio quei contesti di violenza e solitudine in cui si trovano molte donne. Si tratta soprattutto di problemi familiari: separazioni e divorzi (28,4%), conflittualità di coppia (11,9%), maternità nubile (7,9%), maltrattamenti e trascuratezze (4,8%).

IL PROGETTO RUTH A TRENTO:

Più di cento Caritas diocesane impegnate contro la violenza

Il progetto Ruth va ad inserirsi e a rafforzare le tante attività che le Caritas diocesane svolgono attraverso servizi dedicati alle donne fragili e vittime di violenza, che permettono di sostenere e proteggere quante con coraggio e determinazione affrontano il difficile percorso di ricostruzione della propria vita. Si tratta di una rete di più di cento Caritas diocesane che sempre più spesso negli ultimi anni, anche grazie ai fondi 8xmille, hanno realizzato servizi e progetti rivolti alle donne in situazione di fragilità, vittime di violenza o sfruttamento, per l’ascolto – anche psicologico e legale – l’accoglienza – anche in forma emergenziale – e l’avviamento lavorativo, e hanno sottoscritto Protocolli territoriali con istituzioni, Enti locali, Servizi sanitari e Centri Antiviolenza, con l’obiettivo di accompagnare le donne ma anche di favorire una maggiore attenzione verso il tema della violenza sulle donne, promuovendo attività di sensibilizzazione e di prevenzione capaci di coinvolgere la comunità ecclesiale e civile e sostenere la difesa dei diritti di cittadinanza delle donne.

Esperienze che nascono da urgenze territoriali, dai bisogni delle persone, ai quali si cerca di dare delle risposte concrete. Una spinta dal basso che trova quindi un riconoscimento, come l’esperienza di Cremona, dove la Caritas diocesana ha attivato un progetto sperimentale di accoglienza, inclusione e reinserimento. Anche in questo territorio come in altri a muovere la progettualità sono molteplici motivazioni a partire dalla consapevolezza della necessità di offrire servizi a sostegno della condizione femminile più fragile, quella che arriva da percorsi di emergenza o di comunità, oppure che vive un’autonomia debole con il rischio di entrare in crisi non appena si presenti qualche situazione di difficoltà. Un servizio storicamente già offerto presso i locali della “Casa dell’Accoglienza” di cui una parte è stata per vent’anni stabilmente messa a disposizione delle donne vittime di tratta e di violenza attraverso due progetti con la Caritas diocesana: il primo, denominato “Progetto Liberazione” a favore di donne immigrate provenienti dai circuiti della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, il secondo denominato “Pronto Intervento Donna” partito nel 2007 e finalizzato alla presa in carico di donne sia italiane che straniere vittime di violenza intra ed extra familiare.

L’esigenza di attivare strutture pensate appositamente per le donne vittime di violenza è la stessa che ha favorito l’inaugurazione della Casa Santa Chiara a Saluzzo, aperta dalla Caritas diocesana nel dicembre 2022 proprio perché mancava una struttura destinata prioritariamente all’ospitalità di donne vittime di violenza. Grazie all’intervento della Diocesi e intercettando un immobile parrocchiale messo a disposizione dalla Comunità è stato possibile attivare anche questo servizio che sin da subito ha offerto una risposta ad un bisogno concreto del territorio, in sinergia con i Servizi Sociali e con le associazioni a tutela delle donne presenti in questo contesto.

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Caritas Saluzzo

Promuovere l’autonomia e favorire l’inserimento socio-lavorativo attraverso attività formative e di orientamento, come le esperienze di Milano, Molfetta, Catania, anche sviluppando azioni di sviluppo dell’agricoltura sociale, come a Latina in partenariato a progettazioni più ampie: è questa una sfida che riguarda sempre più territori e che permette di rendere meno precario il percorso di autonomia della donna. Con la pandemia i casi di perdita del lavoro hanno riguardato soprattutto le donne che sono state penalizzate in termini sia di retribuzione che di possibilità di scelta e si è registrato un aumento del numero delle richieste di aiuto. Le donne vittime di violenza hanno situazioni economiche precarie, spesso hanno dovuto interrompere studio e lavoro, necessitano di un supporto informativo per essere guidate nella richiesta di ciò che spetta loro, necessitano di un percorso di consapevolezza rispetto alle violenze subite. L’affiancamento è quindi personalizzato, in aderenza alle esigenze di ciascuna delle donne, ed è finalizzato a bisogni diversi, ma gli fa da sfondo l’obiettivo di sostenerle verso un percorso di autonomia, orientandole e accompagnandole contribuendo così a potenziarne le capacità e accrescere la fiducia in loro stesse.

Di estrema importanza sono anche i Protocolli e gli accordi con le forze dell’ordine, con i CAV e con le istituzioni di vario grado. Conversano, Cremona, Pordenone, sono alcuni degli esempi di Caritas che hanno attivato processi virtuosi nei territori di riferimento. Protocolli dotati di Linee Guida Operative e per costituire un sistema territoriale integrato per il riconoscimento, l’accoglienza ed il sostegno delle donne vittime di violenze e maltrattamenti. La Caritas di Conversano ha attivato insieme alla rete dei CAV SANFRA, tra le più rappresentative nella regione Puglia, dei percorsi di formazione per volontari ed operatori, utili per svolgere i colloqui con le donne e rilevare gli elementi che possono nascondere episodi di violenza, rendendo anche disponibile la propria sede per svolgere i primi colloqui con le operatrici del CAV quando la condizione della donna è molto critica ed il timore di denunciare la violenza o di liberarsi dal giogo del ricatto e tale da renderle difficile anche solo avvicinarsi alla sede dei Centri Antiviolenza.

Non ultime anche le iniziative di Terni e Frosinone dove, attraverso gli enti gestori di riferimento l’esperienza si è estesa anche alla gestione di CAV della rete istituzionale e di alcune case rifugio nelle quali vengono accolte le donne in una prima fase di emergenza. Una esperienza questa che ha stimolato nei contesti di riferimento la promozione di riflessioni, confronti e dibattiti per contribuire ad abbattere gli stereotipi di genere che tanta disparità continuano a creare intorno a noi.

Caterina Boca

Aggiornato il 24 Novembre 2023