
Caritas Italiana, con il sostegno di UniCredit, ha avviato in cinque diocesi italiane – al Sud Caltanissetta, al Centro Roma, nel Nord Italia Mantova, Pavia e Modena – il progetto PEPE – “Promuovere Engagement di comunità contro la Povertà Educativa”.
PEPE ha come obiettivo di contribuire a creare sistemi territoriali di contrasto alla povertà dei bambini e delle bambine, in un’ottica di comunità educante e welfare generativo, che ponga al centro i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze.
La creazione di una “comunità educante” è al centro dell’attenzione. Ciò avviene mediante il rafforzamento dei sistemi di educazione (formale, non formale e informale) dei territori, per l’accompagnamento formativo dei bambini e delle bambine provenienti da contesti fragili. Attraverso PEPE si prende contatto con il disagio “silente” e si accompagnano i giovani in diverse situazioni. Si è lavorato con gli adolescenti, le loro famiglie, fino ai ragazzi in condizione di NEET, ossia a quei giovani che non studiano, non lavorano né sono in formazione (dall’acronimo inglese di “Not [engaged] in Education, Employment or Training”), per la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro.
Ogni Caritas diocesana ha raggiunto decine di ragazzi e ragazze, ha operato coinvolgendo le comunità sul territorio e ha tessuto reti con un gran numero di partner: assessorati comunali, scuole, università, biblioteche, cooperative sociali, reti e associazioni, uffici pastorali diocesani. Tra le azioni promosse: laboratori di educazione civica, centri estivi, percorsi di formazione per le famiglie, attività di promozione lettura, firma di protocolli, ricerche sulla realtà del quartiere, iniziative di promozione del volontariato giovanile, corsi di teatro, di danza e di cinema, doposcuola, attività sportive e molto altro.
Il progetto si è svolto un anno e mezzo e i risultati sono stati e valutati nell’ambito dell’evento “Futuro possibile. Le comunità educanti, a partire dall’esperienza del progetto PEPE”.

Ha introdotto i lavori Marco Rossi Doria, presidente della fondazione “Con i Bambini”.
“In Italia permangano forti disuguaglianze educative, territoriali e familiari. La povertà educativa è una forma grave e duratura di esclusione sociale, che colpisce soprattutto i bambini e i ragazzi provenienti da contesti svantaggiati. La frammentazione e la debolezza delle politiche pubbliche rivolte all’infanzia e ai giovani unite all’assenza di una strategia organica e continuativa che investa davvero sull’educazione come leva di cambiamento rappresentano un elemento di forte criticità nel nostro paese. Per innescare un cambiamento occorre coinvolgere i giovani come protagonisti dei processi educativi e sociali. Non devono essere solo ‘utenti’, ma persone attive che hanno idee, bisogni e desideri da esprimere. Bisogna esserci, dove serve, con costanza”.
PEPE si muove in questa direzione, rafforzando la rete tra scuola, famiglie, volontariato e servizi territoriali. L’obiettivo è creare alleanze educative durature, capaci di intercettare i bisogni reali dei minori e costruire percorsi personalizzati, soprattutto nei contesti di fragilità sociale.
Al centro del racconto delle esperienze diocesane di PEPE l’importanza di considerare l’educazione non come un servizio individuale ma come un bene comune, che necessita del coinvolgimento della comunità e della rete delle istituzioni sociali e civili.
Ad esempio la Caritas di Mantova:
“Con PEPE abbiamo coinvolti giovani tra i 16 e i 17 anni in attività di traslochi e giardinaggio. Nella nostra esperienza abbiamo sperimentato che più dell’agire, del fare semplicemente le cose, i giovani cercano relazione: serve tempo, attenzione e continuità. Gli adulti significativi (insegnanti, educatori, volontari) devono essere capaci di costruire relazioni profonde e non occasionali. Non basta amare i giovani ma occorre che essi si accorgano di essere amati”.
Ha concluso la giornata don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana:
“Io credo che la povertà educativa non sia questione solo di minori. E per questo va affrontata all’interno di una comunità che si sa fare le giuste domande. Spesso i giovani non si sentano accompagnati nei momenti decisivi della loro vita. La comunità che sa farsi le giuste domande dovrebbe aiutare il giovane a discernere sulla sua vita, senza proporre modelli ideali, ma condividendone le fatiche delle scelte. Il cuore del messaggio cristiano è che Dio non è un peso, ma una promessa di libertà, senso e gioia. Questo va annunciato non solo con le parole, ma con la vita”.
Nel 2025, spiega Donatella Turri (nel video qui sotto) che guida il progetto, si sono aggiunti alla squadra di Pepe le Caritas di Milano e di Massa Marittima Piombino. Il prossimo anno l’attività sarà estesa ad altre cinque diocesi.
Aggiornato il 11 Luglio 2025