
Marzo 2025. Si rompe la tregua
Si riaccende il conflitto a Gaza, a dimostrazione del fatto che il mondo è privo di leader politici all’altezza della situazione e di istituzioni internazionali capaci di vincolare al rispetto dei diritti umani chi sceglie la violenza come metodo per la risoluzione delle controversie.

Dopo la rottura della tregua a Gaza, Caritas Gerusalemme riferisce: “Per motivi di sicurezza, abbiamo dovuto sospendere tutte le operazioni umanitarie a Gaza, compresi gli spostamenti del personale e gli sforzi di ristrutturazione del centro medico”. Attualmente cento operatori e operatrici Caritas rimangono a Gaza, operando in dieci punti medici.
Caritas Gerusalemme continua a monitorare la crisi, determinata a riprendere i servizi salvavita il prima possibile. Il direttore di Caritas Gerusalemme, Anton Asfar, ha dichiarato: “Chiediamo un cessate il fuoco immediato e la fine dello spargimento di sangue prima che vengano perse altre vite innocenti”.
Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità. — papa Francesco
Ferma la condanna di Caritas Internationalis. “Si tratta”, si legge in una nota, “della più grande escalation di violenza dal cessate il fuoco di gennaio e ha fatto sprofondare ancora una volta i civili nella paura, nella sofferenza e li ha costretto allo sfollamento. Il bombardamento è una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Chiediamo con urgenza l’immediato ripristino della tregua per evitare ulteriori perdite di vite umane e proteggere la dignità e la sicurezza di tutti i civili. La protezione delle vite innocenti deve essere la priorità assoluta”.

La situazione è ulteriormente aggravata dal blocco totale degli aiuti umanitari e dalla chiusura del valico di Rafah, cosa che mette la popolazione di Gaza a rischio fame. Questa situazione, cui si aggiungono le lesioni fisiche e gli effetti sulla salute mentale delle persone, ha già creato una crisi sanitaria che richiederà decenni per essere superata.
“Le condizioni di Gaza erano già una catastrofe umanitaria estrema, con persone che vivevano in condizioni di carestia, senza cibo, acqua, riparo, fognature o qualsiasi servizio di base affidabile. Il blocco degli aiuti e i nuovi attacchi aggraveranno drammaticamente la situazione. Caritas Internationalis chiede un cessate il fuoco immediato e la possibilità di un accesso umanitario senza restrizioni. Esorta tutte le parti in conflitto e l’intera comunità internazionale a farne una priorità immediata. Ogni momento che passa senza agire costa altre vite innocenti”, ha dichiarato Alistair Dutton, segretario generale di Caritas Internationalis.
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Aprile 2025. “Proteggere i civili. Facilitare gli aiuti.
Rilasciare gli ostaggi. Rinnovare il cessate il fuoco”.
“Il mondo deve agire con urgenza per salvare i palestinesi a Gaza”. Il pressante appello arriva dai responsabili di organizzazioni facenti capo alle Nazioni Unit: OCHA, UNICEF, UNOPS, UNRWA, WFP e OMS.
Il testo dell’appello
Per oltre un mese, nessun rifornimento commerciale o umanitario è entrato a Gaza. Più di 2,1 milioni di persone sono di nuovo intrappolate, bombardate e affamate, mentre, ai punti di passaggio, le scorte di cibo, medicine, carburante e ripari si accumulano e le attrezzature vitali sono bloccate.
Secondo le notizie, oltre 1.000 bambini sono stati uccisi o feriti solo nella prima settimana dopo la rottura del cessate il fuoco, il più alto numero di morti in una settimana tra i bambini di Gaza nell’ultimo anno.
Solo pochi giorni fa, le 25 panetterie sostenute dal World Food Programme durante il cessate il fuoco hanno dovuto chiudere a causa della carenza di farina e di gas da cucina.
Il sistema sanitario, parzialmente funzionante, è sovraccarico. Le forniture mediche e traumatologiche essenziali si stanno rapidamente esaurendo, minacciando di annullare i progressi faticosamente raggiunti nel mantenere operativo il sistema sanitario.
L’ultimo cessate il fuoco ci ha permesso di raggiungere in 60 giorni quello che le bombe, l’ostruzione e i saccheggi ci hanno impedito di fare in 470 giorni di guerra: rifornimenti salvavita che raggiungono quasi ogni parte di Gaza.
Sebbene ci sia stata una breve tregua, le affermazioni secondo cui ora ci sarebbe abbastanza cibo per sfamare tutti i palestinesi di Gaza sono ben lontane dalla realtà sul campo, e i prodotti di base sono estremamente scarsi.
Stiamo assistendo ad atti di guerra a Gaza che mostrano un totale disprezzo per la vita umana. I nuovi ordini di sfollamento israeliani hanno costretto centinaia di migliaia di palestinesi a fuggire ancora una volta, senza un posto sicuro dove andare. Nessuno è al sicuro. Dall’ottobre 2023 sono stati uccisi almeno 408 operatori umanitari, tra cui oltre 280 dell’UNRWA.
Con l’inasprimento del blocco israeliano su Gaza giunto al secondo mese, ci appelliamo ai leader mondiali affinché agiscano – con fermezza, urgenza e decisione – per garantire il rispetto dei principi fondamentali del diritto umanitario internazionale.
Proteggere i civili. Facilitare gli aiuti. Rilasciare gli ostaggi. Rinnovare il cessate il fuoco.
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Card. Pizzaballa. La vergogna di Gaza
La situazione di Gaza è una vergogna per le parti in conflitto, che non trovano altro mezzo che l’uso della violenza, e soprattutto per la comunità internazionale che non sa andare oltre le dichiarazioni e sviluppare istituzioni e metodi capaci di prevenire e di venire a capo di conflitti violenti.
Le parole del card. Pierbattista Pizzaballa:
A Gaza è una “situazione drammatica, catastrofica, vergognosa, dobbiamo dirlo, dove la dignità delle persone, di quei 2,3 milioni di persone, non è tenuta in minima considerazione. Non possiamo pensare che siano tutti collusi col terrorismo e con il crimine”. Lo afferma il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
“È molto difficile prevedere — sottolinea il card. Pizzaballa nell’intervista alla corrispondente da Gerusalemme, Alessandra Buzzetti — cosa accadrà a Gaza. Vediamo cosa sta accadendo ora. C’è molto non detto perché pochi sono presenti nel territorio e quindi sanno esattamente cosa sta accadendo”.
Dopo la Pasqua, annuncia il card. Pizzaballa, “non ci faremo il solito scambio di auguri pasquali uno ad uno ma andremo tutti insieme senza protocolli, senza status quo al Santo Sepolcro e reciteremo insieme il Credo di Nicea, insieme alla nostra gente”.
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È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per l’emergenza in Terra Santa, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Terra Santa” tramite:
- Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 111
- Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
- Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
- UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119
Aggiornato il 12 Aprile 2025