18 Ottobre 2013

Punto e a capo sulla tratta

Primo Rapporto di ricerca sulla tratta di persone e il grave sfruttamento

Il Primo Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento è realizzato da Caritas Italiana e dal Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA), in collaborazione con il Gruppo Abele e l’Associazione On the Road. Dall’indagine viene fuori un’immagine inedita: un fenomeno che da “eccezionale” è diventato “normale”, sia per quanto riguarda la compenetrazione dello sfruttamento nella vita quotidiana (mentre si fa la spesa, si va al lavoro, si naviga in rete) che per la tipologia di sfruttamento che si incontra e non si riconosce come tale (operai edili nei cantieri, badanti in case private, ambulanti per strada).

La ricerca ricostruisce l’evoluzione del fenomeno della tratta di persone così come si è sviluppato in Italia dalla fine degli anni ’90 a oggi e analizza il funzionamento del sistema di protezione sociale rivolto alle vittime. Sono stati coinvolti nell’indagine 156 enti – di cui 148 privati e 8 pubblici – per la ricerca quantitativa e 133 per i dati qualitativi, tra cui molti enti pubblici. Inoltre, sono stati sentiti 199 operatori a vario titolo impegnati nel settore anti-tratta. Nel complesso, quindi, un campione rappresentativo degli enti attualmente attivi sul territorio nazionale.

Dal 2006 al 2012 i servizi di aiuto alle vittime sono entrati in contatto con oltre 65.000 persone; di queste, ben 21.378 hanno deciso di entrare in un programma di protezione e assistenza sociale. Per quanto riguarda l’età, continuano a essere sfruttate nella prostituzione soprattutto le giovani tra i 18 e i 25 anni (più del 50%). I Paesi di origine principali delle persone trafficate assistite dagli enti sono la Nigeria e la Romania; in costante crescita il Brasile, il Marocco, la Cina; si registra, infine, il ritorno dell’Albania. La ricerca indica con chiarezza che le persone trafficate sopportano forme di disagio multiple. In molti casi, infatti, vivono in condizioni di povertà, fanno uso o abuso di alcool e/o di sostanze stupefacenti, sviluppano problemi di salute mentale e subiscono varie forme di discriminazione e di violenza, molto cresciuta negli ultimi anni.

L’indagine ha permesso di individuare numerose criticità con cui gli interventi di protezione devono fare i conti: scarsa attenzione della politica al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento; mancanza di coordinamento tra le politiche portate avanti dai Ministeri competenti; mancato riconoscimento e forte discrezionalità da parte delle Questure nella concessione di percorsi sociali alle vittime di tratta, preferendo piuttosto quelli giudiziari, e difficili rapporti degli operatori sociali con le forze di polizia e l’autorità giudiziaria; l’incertezza, la scarsità e i progressivi tagli dei finanziamenti assegnati ai programmi anti-tratta.

«Si esorta il Governo italiano a impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta di persone, in tutte le sue forme – ha dichiarato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana –, adottando un approccio fondato sui diritti umani e garantendo l’assegnazione di risorse umane e finanziarie adeguate. È necessario riconsiderare il ruolo assegnato al Dipartimento per le Pari Opportunità, coinvolgendo maggiormente i Ministeri che hanno un interesse e un obbligo istituzionale nel prevenire e contrastare il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento».

«L’Italia dispone di una legislazione e di un sistema di intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale – ha affermato Tiziana Bianchini, responsabile Prostituzione e Tratta del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) –. Tuttavia, a causa di un’impostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, anche il sistema dei servizi anti-tratta è a grave rischio di stallo, se non di collasso. Per questo con il Rapporto abbiamo voluto fare il punto sul fenomeno, ma anche “andare a capo”, ripensare un nuovo orizzonte per combattere la tratta e aiutare le vittime».

Aggiornato il 29 Marzo 2023