
Mentre la violenza si intensifica in tutta la regione, la Caritas di Gerusalemme continua a fornire gli aiuti umanitari fondamentali, nonostante la situazione creatasi a seguito degli attacchi aerei in corso e delle restrizioni alla circolazione.
Nonostante le ondate di bombardamenti a seguito dell’escalation nel conflitto tra Israele e Iran, Caritas Gerusalemme, dopo una sospensione di alcuni giorni, comunica di aver ripreso le operazioni principali, adattando i propri servizi per garantire che le persone in condizione di maggiore vulnerabilità continuino a ricevere le cure essenziali.
In Cisgiordania, la Caritas ha riaperto il suo centro medico a Taybeh, dove il personale vive ora in loco per garantire la continuità delle cure. A Ramallah, l’organizzazione ha ripreso il suo programma di pasti caldi consegnati a domicilio per gli anziani che si trovano a casa e sta portando avanti le attività di supporto pianificate per le persone con disabilità in tutta la regione, nonostante gli ostacoli logistici e il rischio di minacce aeree.
A Gaza, dove i valichi di Kerem Shalom e Rafah rimangono chiusi, la Caritas opera in condizioni di estrema difficoltà. I servizi medici continuano presso il centro sanitario e i punti di assistenza, anche se il punto medico di Al Zaitoun rimane chiuso a causa dell’instabilità dell’area. Con la diminuzione delle scorte di cibo, carburante e medicine, le équipe della Caritas stanno lavorando con urgenza per utilizzare le risorse limitate e perorare la causa di un nuovo accesso umanitario.
Presso la sede centrale di Gerusalemme, il personale della Caritas si sta assicurando che il coordinamento e l’erogazione dei programmi continuino senza interruzioni. L’ufficio rimane operativo, sottolineando così la determinazione dell’organizzazione a non lasciare che il conflitto ritardi gli aiuti essenziali o blocchi le iniziative programmate.
Sebbene nessun attacco diretto abbia colpito la Cisgiordania, i detriti dei missili nei pressi di Nablus e di altre aree meridionali hanno suscitato allarme per la sicurezza dei civili e degli operatori umanitari. Con le sirene antiaeree che suonano ancora in tutto Israele e l’aeroporto Ben Gurion chiuso per il quarto giorno consecutivo, l’ambiente operativo rimane pericoloso e imprevedibile.
Tuttavia, la risposta di Caritas Gerusalemme è una testimonianza di resilienza e di impegno costante. Mentre le soluzioni diplomatiche rimangono elusive, gli sforzi della Caritas di Gerusalemme continuano a fornire un’ancora di salvezza a migliaia di persone in difficoltà, offrendo cure mediche, cibo e dignità in mezzo all’incertezza e alla paura.
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Sospesi intanto, a causa della chiusura dello spazio aereo, il Pellegrinaggio di Caritas Italiana in Terra Santa, previsto per il 13-19 luglio, e la scuola estiva del progetto PeaceMed, programmata per l’ultima settimana di giugno.
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Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, al SIR:
“La guerra è una sconfitta per tutti. La situazione è molto complessa: si stanno rimettendo in gioco gli equilibri del mondo, e questo sta accadendo attraverso la regione mediorientale, che da sempre è un focolaio, un luogo dove non si riesce a trovare una convivenza stabile, né tra religioni, né tra interessi diversi”.
“Ancora una volta si è affidato alle armi il potere di ridisegnare i confini, ma soprattutto i ruoli. Un potere, però, che genera morte. Lo ribadisco di nuovo con forza: la guerra è una sconfitta per tutti. Qualcuno vincerà, forse, ma la gente non vincerà mai. Perché sono sempre i più deboli a perdere la vita”.
“Credo che oggi viviamo una grande difficoltà: non sappiamo più interpretare il mondo con le sue complessità, e di conseguenza le nostre politiche sono mordi e fuggi o politiche cerotto. Invece, dovremmo cominciare a prevenire le situazioni”.
“Le famose parole di papa Francesco, ‘una guerra mondiale a pezzi’, oggi sono evidenti”. “Oggi sperimentiamo l’impotenza. È tutto molto strano: da una parte sappiamo, attraverso i mezzi di comunicazione, che qualcosa di grave sta accadendo; dall’altra, la quotidianità ci appare immobile, come se tutto fosse normale”. “Anche come Chiesa, abbiamo messo troppo da parte il tema dell’educazione alla pace”.
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Guardando alla prossima festa del Corpus Domini, “in cui celebriamo Cristo Pane di vita per tutti”, la Fondazione Missio ha proposto “iniziative concrete di preghiera, digiuno e solidarietà verso tutte le persone che, a causa delle guerre e di ogni altra forma di prevaricazione e violenza, patiscono la mancanza di cibo”.
Aggiornato il 17 Giugno 2025