
“Garantire condizioni di giustizia, di autonomia, di libertà al popolo palestinese e la sicurezza di Israele”, all’interno “di un contesto internazionale di garanzia che preveda anche il riconoscimento dei due Stati”. Mons. Giuseppe Baturi, Segretario generale della CEI, in linea con quanto espresso dal Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin, ribadisce questa doppia necessità come possibilità per porre fine alle ostilità su Gaza. In un collegamento con RaiNews24, mons. Baturi ha sottolineato che “non c’è pace senza giustizia, senza libertà, senza solidarietà nei confronti delle persone che muoiono che soffrono e che sono vulnerabili, senza verità”. Come ricorda il Papa, “occorre rispettare la dignità dell’uomo, liberare gli ostaggi, smettere di sparare sui civili”, ha aggiunto il Segretario generale, evidenziando che “questa è davvero la condizione che mette al centro la dignità dell’uomo e, quindi, dei popoli”.
Per mons. Baturi il dramma di Gaza si fa appello a tutti “perché ci sia giustizia, perché ci sia una vera solidarietà”. Come Chiesa in Italia, ha ricordato, “cerchiamo di farlo a Gaza, così come in Cisgiordania, incrementando le possibilità di dialogo tra i due popoli, anche nelle università e nelle scuole”. Secondo il Segretario generale, infatti, “dobbiamo già pensare al dopo, a ripristinare condizioni di fiducia, di dialogo, di possibilità di confronto, riconoscendo che un uomo ha una dignità che non è lecito violare per ragioni politiche”.
“Il mistero è grande, ma noi scommettiamo sul fatto che c’è Dio e che ci chiede una mano perché ci sia più giustizia”, ha osservato mons. Baturi precisando che “Dio è lì dove gli uomini fanno sfaceli”. “Come ha detto il cardinale Pizzaballa, che si è recato a Gaza con il Patriarca ortodosso, anche lì c’è Cristo: è nella solidarietà, nella misericordia, nell’aiuto con cui le mamme cucinano quel poco che hanno anche per i figli degli altri, nel desiderio di aiutarsi, nel condividere le medicine”. Sono “segni di bontà che dobbiamo valorizzare, chiedendo al Signore di accogliere nel suo Regno i morti”.
Le persone dal cuore giovane possono cambiare il mondo
Nel suo intervento, mons. Baturi ha parlato anche del Giubileo dei giovani, che si svolge dal 28 luglio al 3 agosto a Roma: “Questo Giubileo della speranza ci mette davvero in cammino. E tanti giovani stanno raggiungendo Roma anche a piedi, con pellegrinaggi, facendo anche dello sforzo, per essere testimoni di speranza”.
“La speranza – ha precisato – significa costruire un mondo nuovo, non aver paura del futuro, ma volerne essere protagonisti. E sarà certamente il messaggio di questi giorni, in un mondo così in subbuglio per le divisioni, per le guerre, dove tanti giovani stanno morendo nei fronti dei conflitti, stanno sparando, sono uccisi continuamente”. “Noi vogliamo invece che ci sia la pace, perché ci sono giovani pacificati in grado di contribuire a tessere rapporti di amicizia anche tra i popoli”, ha affermato mons. Baturi specificando che “noi abbiamo davvero una grande disponibilità ad accompagnare i giovani, ma anche ad imparare da loro che hanno linguaggi, che hanno sensibilità e un’immaginazione che forse noi non abbiamo più”. “Stiamo scommettendo sui giovani, sulla loro capacità di creare condizioni di amicizia e di pace. Puntare sui giovani significa anche puntare sull’educazione, che è lo strumento fondamentale per umanizzare il mondo”, ha continuato il Segretario generale della CEI. “Ci apprestiamo a vivere questi giorni – ha concluso – con grande speranza e con la certezza di persone dal cuore giovane che possono cambiare il mondo”.
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Aggiornato il 5 Agosto 2025