Un appello a tutti, candidati e cittadini, a cominciare dai giovani che per la prima volta andranno a votare, “perché sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione”. “Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà”.
In occasione della Giornata dell’Europa (9 maggio) il card. Matteo Zuppi (presidente della Conferenza episcopale italiana) e mons. Mariano Crociata (presidente della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea) prendono carta e penna e scrivono una “Lettera all’Unione Europea”.
“Ti scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta”. E “non possiamo dimenticare come prima di te, per secoli, abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise. Tutti i sogni di pace si sono infranti sugli scogli di guerre, le ultime quelle mondiali, che hanno portato immense distruzioni e morte”. L’idea dell’Europa unita, come antidoto alla guerra, nasce “proprio dalla tragedia della Seconda guerra mondiale”.
Un pensiero ai padri fondatori, tra cui Robert Schuman, Konrad Adenauer, e Alcide De Gasperi: “Animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo”. Lo hanno fatto pensando “con intelligenza, ambizione e coraggio”.
C’è bisogno oggi di nuove riforme per nuove sfide. Non solo burocrazia. “Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche”. Ma ci sono stati anche momenti di difficoltà, ad esempio “quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso”.
“Cara Europa, tu non puoi guardare solo al tuo interno. Non si può vivere solo per stare bene, ma stare bene per aiutare il mondo, combattere l’ingiustizia, lottare contro le povertà”.
Di fronte ai conflitti in corso è necessario, come dice la Costituzione italiana, “combattere la guerra e ripudiarla per davvero!”. Come ha detto papa Francesco “in questo frangente storico l’Europa è fondamentale. Perché essa, grazie alla sua storia, rappresenta la memoria dell’umanità ed è perciò chiamata a interpretare il ruolo che le corrisponde: quello di unire i distanti, di accogliere al suo interno i popoli e di non lasciare nessuno per sempre nemico. È dunque essenziale ritrovare l’anima europea” (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).
Contro ogni tendenza al nazionalismo e egli individualismi nazionali, scrivono mons. Zuppi e mons. Crociata, “vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa. Oggi appare distante, a volte estraneo, tutto ciò che sta oltre i confini del proprio Paese. Eppure, le due appartenenze, quella nazionale e quella europea, si implicano a vicenda”.
Quanto ai valori “soffriamo non poco … nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica”. Che bello invece, dice ancora Francesco, “costruire un’Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia […], dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno» (Discorso, Budapest, 28 aprile 2023).
Vita anche per coloro che “vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro”. “Molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore?” Che nessuno dunque “perda la vita nei ‘viaggi della speranza’ e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie genera vita!”.
Verso quali orizzonti? “Cara Europa, è tempo di un nuovo grande rilancio del tuo cammino di Unione verso una integrazione sempre più piena, che guardi a un fisco europeo che sia il più possibile equo; a una politica estera autorevole; a una difesa comune che ti permetta di esercitare la tua responsabilità internazionale; a un processo di allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi”.
Soprattutto “c’è bisogno di far crescere un sentire comune, un apprezzamento condiviso dei valori che stanno alla base della nostra convivenza nell’Unione Europea”. “Un nuovo senso della cittadinanza, un senso civico di respiro europeo”, un “senso di comunità di cittadini e di popoli”.
Che questa tornata elettorale, dunque, “diventi davvero un’occasione di rilancio, un risveglio di entusiasmo per un cammino comune che contiene già, in sé e nella visione che proietta, un senso vivo di speranza e di impegno motivato e convinto da parte dei tuoi cittadini”.
Resta il sogno di Papa Francesco: «Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, “un costante cammino di umanizzazione”, cui servono “memoria, coraggio, sana e umana utopia”» (Discorso, Vaticano, 6 maggio 2016).
Aggiornato il 23 Giugno 2024